sabato 31 dicembre 2011

Racconto di Natale n° 3, ovvero: vai a far del bene...

Era la fine del 2009. Era stato un anno movimentato, ma non si può dire piacevole, nel complesso... cioè, sì, c'era stato qualche momento molto piacevole... tipo 9 0 10 momenti, forse anche 15, ma per il resto... strapazzamenti emotivi -altamente inutili- e alcuni anche molto molto recenti! Con una serie di montagne russe... insomma, la predisposizione perfetta per mettersi a fare la brava samaritana, in più era quasi natale. Avevo fatto sega a lavoro -zero senso di colpa, tanto in questi lavori se ci sei ti pagano, se no no e c'era un tempaccio da malanno assicurato...
Ad un certo punto suonano alla porta. Ogni volta che suonano alla porta temo si tratti della vicina del piano di sotto, che si lamenta spesso e volentieri, ma che in realtà mi ha preso a benvolere, per fortuna, per cui non viene quasi mai a lamentarsi e mi tollera abbastanza anche quando mi ritrovo tra i piedi coabitanti rumorosi (come appunto all'inizio di quello stesso anno...).
Mi affaccio allo spioncino e vedo solo un berretto rosso... ma che è? Bah!... apro. Un'anziana signora che biascica a fatica mi chiede del figlio, il mio vicino dirimpettaio. Ha suonato alla porta, non le aprono e dubita che siano realmente usciti. La faccio entrare, le propongo di accomodarsi, ma lei rimane in piedi vicino all'ingresso, fa due passi verso la cucina, poi torna verso l'ingresso... le propongo di chiamare il figlio. Lei vorrebbe chiamarlo a casa, ma la cosa ha poco senso, l'assecondo e quando vede che nessuno risponde le propongo di chiamare il figlio sul cellulare. Mi detta il numero, il figlio risponde e lei resta in silenzio per qualche secondo, poi mette giù. Ripetiamo l'operazione, il figlio risponde e io esorto la signora a parlare, lei non vorrebbe, ma siccome parlando l'ho tradita e il figlio ha iniziato a chiamarla “mamma? Mamma sei tu?”, si decide a rispondergli.
Dopo un po' figlio, nuora e nipote tornano, e se la vengono a prendere, nel frattempo la convinco a sedersi e a bere un bicchier d'acqua.
Quando se ne va i vicini mi spiegano che aveva dato loro appuntamento alle 15 e s'era presentata più di due ore dopo, per questo erano usciti.

L'anziana svalvolata mi aveva promesso che mi avrebbe fatto visita per ringraziarmi della mia gentilezza, perché la telefonata al cellulare costa, etc...

Metà dicembre 2011 suonano alla porta. Di nuovo il berretto rosso.
Signorina” biascica “sono venuta a ringraziarla, perché lei è stata molto gentile...”
Ma si figuri, non c'era bisogno...”
Certo che c'era bisogno, perché mi ha fatto telefonare al cellulare, che costa caro...”

Il ringraziamento consiste in una busta di spinaci surgelati e una bottiglia di latte che cerco in tutti i modi di rifiutare, in quanto intollerante al lattosio, ma non c'è verso, me lo molla comunque....

Signorina, le voglio insegnare a bere il latte...”

Guardi, non è un problema tecnico, so bere il latte... non lo digerisco...”

Vedrà che le farà bene. ...le voglio insegnare a digerire il latte...”

Vabbé... ok...”

E poi mi fa...

Ho saputo che lei affitta delle stanse” (pronuncia le “Z” alla brianzola) “per cui le volevo chiedere se posso venire a stare qui, le do una mano, eh?, a pagare l'affitto, ha capito?”

Guardi, mi spiace davvero, ma... temo non si possa fare, ho già due coinquilini, le stanze sono tre...”

Ma a me va bene, io dormo anche in cucina, nel corridoio...”

Sì, nel bagno...!

Signora, mi spiace davvero, ma non posso; non posso mica mandare via gli altri e non posso farla dormire per terra, abbia pazienza...”

Insiste un altro po', poi si dà per vinta.

Prima di andarsene mi dice questa cosa, come a mo' di giustificazione:

Perché, sa, quei due” (il figlio e la nuora) “son due stronsi!”

Ma a dir il vero sono sempre molto gentili...”

Mio figlio: è uno stronso!...”

Beh, capita ci siano incomprensioni tra genitori e figli...”

E' uno stronso!”

Va bene, capisco. Senta io tra poco dovrei uscire...”

Credo che il discorso fosse che siccome il figlio era uno stronzo, secondo lei, perché evidentemente tentava di arginarla un po', avesse pensato di risolvere il problema facendogli la posta: piazzandosi nella casa di fronte, in modo che lui non potesse sfuggirle!
Dio santo che razza di cose possono balenare nelle menti delle madri border-line!
Bene; se ne va, non prima di avermi raccomandato di non dire una parola al figlio circa la sua visita e la proposta sulla "condivisione"...-ho i brividi a pensarci...


"perché sa, io non disturbo... tutte le sere vado a dormire presto... alle 7!..."


(in cucina...? ...ottimo!).

Mi saluta ringraziando ancora e promettendomi che ritornerà... 

Magari in questo momento si sta lamentando con qualche altra/o samaritana/o: perché mio figlio e sua moglie, sono degli stronsi! E pure la loro dirimpettaia: è una stronsa!
(il che in parte è anche vero... va' che perfidia di post che c'ho 'scrito'!...)

buoni “buoni propositi.”

perché fate dei buoni propositi per l'anno nuovo? 
...sapete perfettamente che, a meno di essere delle sorta di serial killer, non li rispetterete mai!

io faccio piani settimanali, a volte giornalieri e ne rispetto il 50% circa, a volte sfioro il 70. li faccio così a breve termine perché non mi piacciono le frustrazioni.

ma se voi le preferite, beh... buoni “buoni propositi.”

(tanto più che bisogna vedere se arriviamo a natale dell'anno prossimo... la mia amica annalisa dice di sì... il che mi fa temere che potremmo nn farcela... :P)

martedì 27 dicembre 2011

le 5 cose + 1 che mi piacciono di una chiesa

  1. l'odore di cera che ti assale all'ingresso, fa parte delle mie perversioni olfattive assieme alla benzina, le vernici (in modica quantità) e lo smalto.
  2. quando ti trovi a girovagare senza meta, è un buon riparo dal freddo in inverno, dal caldo in estate ed è gratis! (grossomodo...)
  3. il grande spazio e i soffitti altissimi, con gli architravi, absidi, cori, etc...
  4. le vetrate colorate -peccato il tema un po' mortifero...- e le opere d'arte là dove ce ne sono
  5. il silenzio, un maestoso, enorme, silenzio... ottimo per riflettere...
  6. non entrarci mai durante le funzioni sacre... per non dover sentire cose come “dobbiamo fare più figli, perché i musulmani fanno tanti figli e ci supereranno se continuiamo così!...” -e l'ho sentito dire veramente!... (qualche anno fa, quando per fare una cosa curiosa sono entrata nel chiesone di viale argonne, durante una funzione, e ci sono rimasta per un po', x vedere com'era... c'era una tizia completamente fulminata, sui 60, che indossava un maglioncino primaverile a maniche corte... al contrario e anche dei guanti... ed era maggio o giugno, e faceva caldo! e altre assurdità che non ricordo a parte la frase allucinante del pazzo in piedi sull'altare che teneva messa..)


sabato 24 dicembre 2011

What's this????


bene... eccolo! come tutti gli anni... la fine dei racconti temo verrà dopo natale, ma non bisogna mai forzarsi nella scrittura, altrimenti viene una schifezza... ma arriverà, arriverà!

merry xmas!!! (^____^)

lunedì 19 dicembre 2011

Elogio del disordine.

Esistono milioni di gradazioni di disordine e di modi di essere disordinati. Invece l'ordine è uno solo: ogni cosa al suo posto e un posto (uno solo! che mancanza di spirito d'avventura e d'immaginazione...) per ogni cosa.
Il disordine è simpatico, creativo, espressione dell'individualità specifica!
L'ordine è pratico, utile...
“In principio era il caos” quindi il disordine è naturale e spontaneo, Nietzsche parla di “caos vitale” non di ordine vitale... l'ordine spesso è gerarchia... -non ci piace, vero la gerarchia? Non avrò mica dei lettori di destra, spero!...
Il disordine è una sfida stimolante: il disordine significa anche arrivare spesso in ritardo e poi pian piano imparare a fare la tara ai propri tempi.
Il disordine accresce la memoria visiva, e la capacità di ricostruire le proprie azioni automatiche, vere e proprie attitudini investigative, talvolta... perché altrimenti non troverai mai la tal cosa o la tal altra...
Il disordine ti fa compagnia.
Inoltre il disordine ti fa una sacco di sorprese, alcune molto belle: come quando ritrovi dei soldi in un paio di pantaloni che non mettevi da un po'. Un po' meno belle quando rifai i documenti e poi li ritrovi in un libro o in una borsa...
Il disordine può dare avvio a scoperte scientifiche, studi fortuiti sulle muffe: quando rinvieni quel vecchio panino o quella schiscetta che avevi messo da parte, che poi l'avresti lavata... e non l'hai più fatto!...
Una delle persone migliori che ho conosciuto era a stento definibile disordinata, risultava un pallido e inefficace eufemismo, il termine disordinata, insomma non le rendeva giustizia! Entrata a casa sua mi sono sentita una vera dilettante, ehssì che ho avuto tempi veramente gloriosi, in questa antica arte!

Eppure la gente spesso se la prende con noi poveri, simpatici, creativi disordinati. Spesso è gente invidiosa.
No, voglio dire, ci sono anche degli ordinati simpatici, che difatti si lamentano poco e in maniera misurata e ragionevole, sicché ti tocca dargli anche un po' ragione...
Ma ci sono quelli (e non sempre sono ordinati, anzi...) che si comportano come se il disordine fosse una colpa, una sorta di vergognoso crimine o per lo meno una sconcezza!...

Eppure non è scritto nei 10 comandamenti "sii ordinato". E nemmeno il codice civile o tanto meno quello penale, nemmeno la costituzione, fanno cenno a una perseguibilità del disordine casalingo. I vigili, se ti fermano, non ti fanno una multa se l'abitacolo della tua auto somiglia a una piccola discarica ambulante...
E allora, insofferenti al disordine (altrui...)... ce la potete fare a smettere di sfraganarli?

Buon Natale!

Ps i serial killer sono quasi sempre persone maniacalmente ordinate. io ci rifletterei sopra... ;-P

giovedì 15 dicembre 2011

Racconto di Natale 2...

Fa un freddo della malora, quando la macchina di Nancy (per gli amici -all'anagrafe meglio nota come Nunziatina...) insomma, la sua macchina prima comincia a fumare e poi si ferma, con un rantolio profondo.

“Che bel Natale di...!”

Dindon danda dindon danda...
Jingle bell
Jingle bell
Jingle all the way...

Proprio mentre Nancy sta per lanciarsi in smadonnamenti serrati, la macchina di un tale si avvicina lentamente, balzellon balzelloni, canticchiando il motivetto, a palla, da uno stereo ultrapotenziato.

“Signorina, che c'ha qualche problema?" le chiede il tale, con un forte accento pugliese "Che c'ha bisogno di aiuto?”

Nancy sgrana gli occhi: mai vista una cosa del genere! Quell'auto è il santuario del Natale: festoni; presepini; sedili di finta pelle rossi, bordati di pellicciotti bianchi; capelli d'angelo; palle e lucine...pacchi, una gran quantità di pacchi scintillanti, sul sedile di dietro; e, per finire, sul muso delle macchina, trionfali, loro: un bel paio di corna di renna!

L'unica cosa che Nancy riesce a dire dopo un po' è:

“...io...io...”

“Signorina mia, l'impianto di raffreddamento, va controllato periodicamente, onde evitare disfunzioni" lo pronuncia con una bella "z" sonora "simili...eh!”

“io...”

“Che fa un gran freddo, è notte, lei è una signorina, e se si fermava una persona per male e non una persona per bene come me?!”

“Ehggià, pensa se si fermava...”

“Appunto! Adesso non si preoccupi, si metta da parte...”

E comincia a darsi un gran daffare, apre, smonta, rimonta, getta via qualche pezzo...la cosa si fa lunga...

“Signorina, qualche termos di cioccolata calda nell'auto ce l'ho, non vuole favorire?”

“io...”

“Non faccia complimenti, che fa freddo. Su!”

Bevono la cioccolata.

“Signorina, ma dimmi, tu che ci fai in mezzo alla neve con la macchina che fuma, a Natale?”

“Beh... intanto, io mi chiamo Nancy, piacere.”

“Natale.”

La ragazza fa per andare avanti, poi si ferma... Natale? Si chiama Natale, il tipo... va be'!...

“Ecco, io ero andata a casa, da mia nonna, mia madre, c'erano le mie sorelle, le mie cugine, le zie...”

“Tutta la famiglia!”

“Tutte donne, sì.” Fa una piccola pausa e poi riprende “E poi... e poi è andata come al solito: battute che non fanno ridere, frecciatine, mugugni, insulti, liti, paci... pare che aspettino il Natale apposta... oh! E io a un certo punto mi sono stufata e me ne sono andata!”

“Prima di scartare i regali?”

“Me li sono ripresa tutti, i regali, e gl'ho lasciato i loro!”

“Ommioddio!” Fa lui.

“E sì, mi hanno stufata! Basta. L'anno prossimo me ne sto a casa mia!”

Minuti lunghissimi di silenzio seguirono alla dichiarazione delle ragazza. Non solo non aveva aspettato la mezzanotte per scartare i regali... se li era ripresa!

“Sì, ma che diavolo aspettavo? Quelle sono delle iene! Affilano le zanne mesi prima, si preparano le cattiverie da dirsi, prevedono le mosse e le contromosse degli avversari... io non ne posso più, io mi rompo! A questo punto mi guardo lo speciale della RAI sul Natale...”

“Quello è bellissimo!” fa lui.

“No... beh, io dicevo... piuttosto mi guardo... non fa niente, dai!”

Natale ci pensa un attimo e poi:

Devi subito tornare a casa, non puoi fare così, devi almeno ridargli i regali...”

Non scherzare!”

Sei ancora in tempo!”

Non se ne parla!”

Ma come puoi stare qui da sola con tutti i regali?”

E tu?”

Io cosa?”

Pure tu sei qui con tutti i regali.”

Quello scatta in piedi e per tutta risposta si affanna attorno al motore:

È tardi, adesso finisco, è quasi pronto. È tardi, è tardi...”

Non scappare, non hai risposto: che ci fai qui, solo come me e coi regali?”

Senti... senti, eh?!”

Eh?, cosa?”

Quelli sono in più, io glieli ho lasciati i regali.”

Ma perché non sei a casa a festeggiare, eh?”

Io dovevo... insomma...”

Sto aspettando: a Natale si fa così, a Natale si fa cosà..., ma tu sei qui proprio come me!”

Oh, insomma, quelli hanno cominciato a discutere, una balla e l'altra... io non so com'è, ad un certo punto ero in strada... e così ho preso la macchina.”



E allora vedi, che non sempre si riesce a festegg...”

Ma io comincio tutti gli anni a ottobre a fare i regali, e quelli che avanzano è perché faccio 3 o 4 volte lo stesso regalo, fin quando non trovo quello giusto, che gli altri al massimo vanno per il compleanno o l'onomastico, ma Natale è importante! Avevo ordinato il tacchino, e il pasticcio di patate. L'albero... l'albero l'ho scelto e l'ho tagliato io! ...e quelli.... come a te, quelli non gliene frega niente del Natale!”

No, Natale, non dire così. Io non ci vado pazza, ma... anzi! Mi piacerebbe poter festeggiare come si deve...”

La macchina è pronta. Adesso vado.”

Aspetta...”

Ciao!”

Ma... Accidenti... Ooh, almeno:... Buon Natale... Natale!”

Spiritosa!”

Ma no... Natale?”

È sparito, non lo si vede più, ha girato al primo angolo a tutta birra..

Vabbé...”

Si rassegna.
Dà un'occhiata al motore e i vari marchingegni attorno, richiude faticosamente il cofano e si siede al volante.
Dopo una piccola pausa per riprendersi dallo shock prova ad avviare il motore. La macchina parte. Evviva! Almeno adesso torna a casa da Lorna, la sua gatta, che sarà di sicuro una compagnia migliore per festeggiare questo turbolento Natale -altro che iene!
E poi si accorge di qualcosa che luccica sul sedile di fianco: è un pacchetto scintillante... con un bigliettino:

Nemmeno io ci credo più al Natale. Ma il bello sta qui: così è più difficile. A Natale poi si vende un casino, io faccio il commerciante, perciò qualcosa da festeggiare c'è sempre -lei si ferma e si chiede: ma come ha fatto...? -ti starei chiedendo: ma come ho fatto a scrivere questo bigliettino, quando? È semplice: l'ho preparato! A Natale incontro quasi sempre una come te, oramai mi sono attrezzato. -Ah! Fa lei... -E comunque se vuoi puoi chiamarmi al 333 345 51...

“Porco bavoso! Lo sapevo io... tsé! Fra tutte le tecniche che potevi usare... tsé!”

“Ma forse non c'è bisogno che mi chiami... sono sul sedile di dietro..”

“AAAAHHH!!!!!”


Il maniaco del Natale. G.L. 2007.

lunedì 12 dicembre 2011

Racconto di Natale 1...

 
È la notte di Natale e sono pronto ai festeggiamenti: spumante, pandoro, pacchetto regalo e trombetta coi coriandoli, per dare sfogo all’incontenibile euforiaaaa!!! Cristo è nato di nuovo, tra tre mesi rimuore 33enne, ma alcuni sostengono 37enne perché il Calendario Gregoriano si mangia 4 anni. Santa Claus fa il suo giro, ma di qui non passa, perché siamo sprovvisti di camino, nel mio stupendo e confortevole monolocale, 25Mq con bagno e zona letto separata da zona giorno (fornello - tavolo – e poltrona in numero di: una) —che è un piccolo gioiello: costa solo circa metà del mio stipendio, il 70% a esser precisi e non è troppo decentrato, il chilometro 31 della paullese. Il clima è molto caldo e fervente, qui. I ragazzini hanno dato fuoco già due volte all’albero condominiale arrostendo anche la casella della posta, col primo incendio, e i cavi del telefono, col secondo. Giovani esuberanti. Le amorevoli madri ce la mettono tutta per ammansirli, ma al mercato non trovano mai battipanni sufficientemente resistenti, d’altronde è un articolo fuorimoda, lo si trova solo di importazione, Taiwan, Bangkok, China, costa poco = dura poco.

Compio 44 anni.
In 44 anni non ho mai avuto una sola festa di compleanno, ma non ne ho sentito mai la mancanza. Non ho ben presente ché si intenda per festa...non so. Con tutto che il mio gemello era di gran lunga il suo preferito, mia madre non preparava torte o fanfare nemmeno per Gastone.
Gastone era quello in gamba. Le coppie di gemelli sono sempre complementari, uno è sveglio, l’altro è tonto, uno è figo, l’altro è un mezzo aborto, uno prende bei voti a scuola, l’altro studia, uno tromba, l’altro regala i fiori, uno è il cocco della mamma, l’altro... l’altro chi?
Gemelli omozigoti.
Mamma si aspettava grandi cose per Gastone. Quando Gastone esplose in mille coriandoli impazziti, la mamma impazzì. Ed è per questo che adesso festeggio con la mia famiglia, solo, questo stupendo Natale 2007. Mio padre non so. Mio padre era un po’ come me. Lentamente è sbiadito fino a scomparire. 
Non se ne seppe più niente.
Non ho animali, li detesto e sono allergico.
Ho continuato a regalare fiori e non trombare. Mai gratis, per lo meno.


L’aspetto peculiare del Natale è che non esiste modo per sfuggirgli. È una festa per famiglie, non te la cavi rifugiandoti nelle amicizie, tutti hanno una famiglia e tutti la ritrovano, contenti o meno.
Non che abbia molti amici.
Ma quest’anno è diverso.
Gaetano, il mio unico amico, ha deciso di farla vedere alla moglie. Esce per Natale, facendole credere di avere un amante, e invece!...viene qui a deprimersi con me davanti alla televisione.
Solo che quando Gaetano arriva è trasfigurato. I suoi non sono più solo sospetti, è sicuro che la moglie abbia un altro.
Non ha fatto una mezza piega capisci, niente, quando c’ho detto con tono vago e sfuggente che avevo una riunione diii...lavoro: il 24! Non mi ha chiesto niente!
Adesso io e te usciamo e andiamo a fargliela vedere a quella là.
E si tromba, si tromba!, Gino, altro che fiori. Si fa l’orgia! O non son più uomo!”

Si tromba...
Mmm... io non ho voglia di far casino...non ho imparato in 44 anni come si fa con queste cose...

Non devi aver paura. Tuuu..." strascica le parole invasato "ti devi solo liberare delle inibizioni e questa è la soluzione!”

Ma che hai preso?”

Mi rovescia sul tavolo pasticche di tutti i colori, tira fuori dalle tasche bottiglie varie di alcolici che comincia a mescolare, frenetico, mi fa paura!...

Ma dove hai trovato questa roba?”

Ho chiesto a quel drogato di mio figlio. Si è reso utile per la prima volta in vita sua!"

Dio santo, siamo sicuri che non esplode tutta quella roba mescolata...mammamia...! Ma dove le troviamo poi queste signorine...?", gli chiedo...

"Al Night!", esclama solenne.

Non credevo esistessero neanche più. Il restante 30% del mio stipendio sta per lasciarmi.
Ma no” fa lui –è impazzito, cosa non fa la gelosia ad un povero uomo innamorato– “offro io!”
Ed entriamo in questo luogo oscuro ed equivoco, accolti da un gatto verde al neon che compare e scompare all’ingresso.

(to be continued...)

Smoke-Storia di Natale

Cominciamo con Paul Auster: il racconto di Natale di Auggie Wren

prossimamente, probabilmente... e probabilmente a puntate...

del natale mi colpiscono le lucine delle case, che sono mille volte più belle di quelle dei negozi, mi colpisce quanto sia più vivace e personale la creatività di questi presepi casalinghi: colorati e strampalati!
poi ci sono le liti familiari di natale... che cominciano anche un po' prima del natale, nelle famiglie più solerti...
per alcuni il natale è il film di capra, per altri è walt disney, per i più sventurati c'è il cinepanettone...

ma per me il natale è e sarà sempre: “nightmare before christmas”! vale a dire il natale di chi è un po' fuori dai festeggiamenti perché col mondo patinato e zuccheroso del natale ha poco a che fare, ma che ama le lucine, i regali, quell'atmosfera calda e sonnolenta del natale, quel momento di sospensione in cui non sei tenuto a far nulla, ti puoi permettere di poltrire, riempirti lo stomaco all'inverosimile, perdere tempo, giocare, guardare vecchi film, annoiarti... perché tutto si ferma per le feste e poi magari nevica così le scuole e gli uffici restano chiusi... gli aerei faticano a partire e poi ad atterrare, gli insider del natale affrontano viaggi avventurosi per ritrovare le famiglie e gli outsider cercano scuse per starci meno possibile con le famiglie o se ne costruiscono di parallele... altri si arrangiano con gli scampoli di famiglia disponibile...

il natale è triste, inevitabile e necessario.

Il natale è noioso, ipercalorico e riposante.

Il natale è un momento per riabbracciarsi 

il natale è un momento per accapigliarsi...

ma soprattutto: non c'è scampo al natale!


...ma c'è una cosa confortante nel natale: quest'indolenza legittimata ti fa sentire un po' come se tornassi bambino.
e cosa c'è di meglio, a questo punto, di qualche racconto di natale?...

mercoledì 7 dicembre 2011

ricetta del mese: pane marziano...

ho notato che finora ho postato una ricetta al mese.
la terrei come tradizione, se riesco (^__^)

ed ecco la ricetta del pane senza lievito -e senza strutto, già che ci siamo.


300 gr di farina di kamut o farro (bianca -con l'integrale non ho ancora provato, e non so come si comporta se vuol lo stesso tempo di cottura o acqua..)
mezzo cucchiaino o poco più di bicarbonato
un po' di succo di limone o aceto di mele
un cucchiaio d'olio e
un bicchiere d'acqua
sale

per prima cosa conviene mescolare bene la farina col bicarbonato, poi unire gli altri ingredienti, il sale per primo, poi olio, aceto e acqua. iniziate a mescolare il tutto con un cucchiaio di legno.
quando inizia a prender consistenza passate alle mani... cioè impastate a mano. non per molto tempo, giusto il tempo che serve per amalgamare il tutto in una palletta schiacciata.
poi lasciate a lievitare per circa 45 minuti -se avete un forno elettrico che scongela è l'ideale: lo piazzate al 60°.
finita la lievitazione mettete l'impasto in una teglia di metallo, con la carta forno, stendete un po' l'impasto, poi fate dei tagli nella pasta e sbucherellate la pasta con la forchetta -serve per farla cuocer meglio.
30 minuti a 200 gradi e poi altri 15 a 180, con forno ventilato+forno normale se avete il forno elettrico -col forno a gas non so, penso vada bene così.

una volta sfornato potete fare il pane "conzato" (o "cunzatu"), cioè lo tagliate in orizontale (magari non tutto solo una parte) cospargete d'olio sale e origano: è la morte sua!

dà un certa soddisfazione far il pane in casa, anche se ci vogliono un po' di tentativi, io ci sono riuscita con soddisfazione al 4°.

questo post potrebbe anche rientrare in una nuova rubrica: strategie contro la crisi! il pane in casa!
la farina costa molto meno del pane... all'LD il kamut costa meno di un euro, mi pare circa 90cent. o 99.. mezzo chilo, che poi in realtà è un po' di più perché io son riuscita a farci una pagnotta da 250 e una da 300...
adesso vado prima di trasformarmi in una desperate housewife!

ps housewife si fa per dire ovviamente... credo non esista altra traduzione del termine casalinga in inglese....
pps eh no, non esiste, ho controllato: casalinga=housewife; massaia=housewife... come sono limitati questi anglosassoni! sempre detto io che è una lingua barbara!...
ppps ah no! esiste! housekeeper... ma sa più di governante...mmm... va be'....

sabato 3 dicembre 2011

Il cattivo gusto dei ricchi...

Sarà invidia, ma ho avuto un sussulto e quasi mi schizzavan gli occhi fuori dalle orbite quando, salendo in metropolitana, becco 'sti due altoborghesi -non sono così brava da saperli collocare con esattezza. Erano vestiti ultima moda di tutto punto, sul genere dei commercianti “d'arte” o gente che ha a che fare col design, però erano in metropolitana (un po' strano, no? niente autista...).
Lei indossava un cappotto molto sottile, bianco, aveva i capelli corvini, tinti, raccolti in una lunga coda in maniera falsamente casuale: degagé... nelle mani teneva una borsetta che continuamente apriva e chiudeva, di pelle verniciata un po' di bianco e un po' di nero con della stoffa sopra, in alcuni punti trasparente, per cui era una sorta di borsa-gatto-tartaruga: bianca, nera e marroncina.
Per il resto aveva, mi pare, un maglioncino col collo a barchetta nero, molto fine anche quello e una gonna beige scura, quasi color nocciola a pieghe, lunga. Lui non aveva niente di speciale, era monocromo, la cosa più degna di nota era che si affannavano a fotografare questa trovata geniale -da qui il sospetto che potessero essere designer d'alto bordo-... la trovata geniale era un portachiavi di quelli attaccati a una specie di collarino di pelle. Cercavano di posizionarlo in modo che disegnasse un cuore, ma avevano bisogno di una superficie su cui adagiarlo. Ovviamente volevano fotografarlo con l'iphone. E vagavano per il treno in cerca del supporto ideale... alla fine si sono accontentati di spiegare su un sedile una loro brochure e hanno scattato, sballonzolando assieme al treno, la loro “Bellissima!” -geniale e originale- foto.
Ma la cosa veramente raccapricciante non è questa.
La cosa veramente raccapricciante erano le scarpe di lei: modello satana o modello satiro!
Scarpe di pelle nera, col tacco alto di forma cilindrica e... disegnate come uno zoccolo caprino... avevano insomma una rientranza tra alluce e resto del piede -come le calze da infradito giapponesi, non oso immaginare quanto possano essere comode... provavo un brivido ai denti solo a vederle...
Ma quanto erano brutte?!
Ovviamente non conviene nemmeno cercare di immaginarne il costo...

Ma vale la pena di fare (o ereditare) tanti soldi per spenderli in queste gratuite ostentazioni di cattivo gusto?

Bah!...




Chissà che ebbrezza deve dare essere così sbarazzine da indossare a testa alta qualunque nuova cafonata proponga la moda dell'ultimo momento e poterle sfoggiare per prime, ognuna di queste cafonate...?

mercoledì 30 novembre 2011

...e per la rubrica "ricette": insalate invernali

sono due, le ricette della nostra rubrica. con ogni probabilità ce ne sono molte di più (tipo le insalate coi funghi crudi dentro...) ma oggi restiamo sul leggero e vitaminico.

per prima cosa vi dovete munire di aceto balsamico, non voglio sentire opposizioni di puristi, intenditori, avversatori del mercato globale..! senza l'aceto balsamico non è la stessa cosa!

1° insalata
prendete un po' di spinaci, quelli che vi volete mangiare, li immergete in acqua e bicarbonato -anche gli spinaci comprati già lavati, non sono mai perfettamente lavati e siccome non li cuociamo conviene igenizzarli bene.
poi li tagliate. io direi col coltello, ma se volete fare quelli che conservano le vitamine strappateli a mano...-vengono un po' bruttini, ma va be'...
sbucciate una o più mele gialle a seconda delle porzioni (x una ragione cromatica spinaci verdi, mele gialle e carote arancioni, ma anche perché le mele gialle sono più dolci e acidule) e le tagliate. io le taglierei a pezzettini irregolari. se vi sentite un po' svizzeri tagliatele pure a dadini (banale a vedersi e scomodo a mangiarsi, ma... ari-va be'...)
e poi ci grattugiate sopra a scaglie grandi le carote. olio, aceto balsamico e un pizzico di sale.

2° insalata
rucola, in mazzetto o in busta, kiwi e noci. dovete sbucciare i kiwi e tagliarli, in questo caso, a dadini, perché sono dadini morbidi, magari fate dei dadini non troppo regolari (per non essere troppo svizzeri...)
basta, poi mischiate tutto (rucola lavata, noci sgusciate e frantumate in pezzetti non troppo piccoli) olio, aceto BALSAMICO, e un pochino di sale.

bonne apetit!

martedì 22 novembre 2011

Distanze, ovvero il potere profetico dei versi...

scartabellando tra vecchi file è riemerso un altro esercizio dei tempi della scuola di teatro.
e la cosa veramente pazzesca è che seppure scritto totalmente in astratto, come puro esercizio... si è tramutato in realtà, nn molto tempo fa!
danno i brividi queste cose, nevvero?

cmq... eccolo. è un'esercizio, non è geniale, però fila abbastanza, mi pare. insomma, scorre.
l'esercizio consisteva nell'alternare prosa e versi liberi.


Distanze.

Quest’estate cosa faccio?
Sto qui a casa…
oppure…?
Oppure viaggio!
Mi avventuro in inter–rail
In Georgia, me ne andrei, per le querce…
secolari…ma però
Ci sta il mare fra di noi,
ma l’aereo, mai!
E poi mai!
Ci sta il mare tra di noi
ed io mai lo solcherò.
Resto a casa.
E ti scrivo.

Ma che scrivere? E le lettere…: un lavoro estenuante! Incominicio di buon ora a raccogliere le idee. La missiva è come un rito che io fabbrico per te.. Il foglietto a lungo viaggia nella busta colorata e, tu, aspetti una sorpresa (così credo). Una gioia, un gran dolore, che ti occupi per ore, ti ricordino di me… Ma io penso, mentre il foglio…resta vuoto.

Mi ricordo le sue mani
Questo solo mi ricordo
E gli occhi
Uno solo
più furbetto–
l’altro, meno.

E così sono salita
sulla nave!―
Ed è lì che l’ho incontrato:
in un sogno,
nel passato…
Non ricordo,
non mi piace…
Non mi piace ricordare.
No.
Mai più
ripartirò.
Mi fa male ritornare.

Non per cattiva coscienza, non per crudeltà ho taciuto, te lo giuro. (L’aria umida sul ponte…)
La distanza è la morte dei miei “se”. Da lontano non ti sento e l’inchiostro non m'aiuta. 


 

lunedì 21 novembre 2011

il punto di svolta...

c'è un precipitoso calo di lettori... siamo già in crisi, per un concatenarsi di concause!
1. il passaggio critico del mese e mezzo... insomma, cominci, c'è l'entusiasmo dell'inizio, tanta carne da mettere al fuoco (x i vegetariani tanto tofu da stufare...).. poi però...
2. poi però bisogna rinnovarsi, restando fedeli agli inizi, ma trovando sempre nuovi stimoli e spunti per il lettore... che poi a dire il vero...
3. il lettore, in quanto pubblico e in quanto membro del consesso sociale, tende ad aspettarsi sempre determinate cose, diciamo, ad aver bisogno di inquadrare quello che legge e chi lo scrive...
4. a me nn piace essere inquadrata -in più sensi, nn mi piace neanche esser fotografata da altri, vengo sempre male!
5. c'è grossa crisi e pure io per me medesima in questo momento sono un po' incasinata... per cui ho rallentato notevolmente il ritmo di produzione, anche se ci sono alcune idee che aspettano di essere realizzate...
6. bisogna tenere vivo l'interesse e creare delle aspettative, ma nn tanto grosse da poterle deludere.
7. bo!...vedremo come andrà... nel frattempo yt nn va malissimo, per lo meno come diffusione planetaria. ma di questo, penso, parlerò in seguito.

x cui... supance...




ps è banalissimo, lo so, ma mi piace tanto ed è la prima cosa che m'è venuta in mente... :)

pps questo potrebbe definirsi un meta-post. un post sui post -come il cinema nel cinema e il teatro nel teatro...!!!
sto esagerando?
giusto un pochetto...
ma stavolta sei stata abbastanza tollerante...
che ci vuoi fa'? è la vecchiaia, ti manca la forza, nn è che ti sta bene: è che nun c'hai la voglia de discute!!

ppps ...e cmq rivendico il diritto alla banalità! tié! in barba alle aspettative e in barba alla seconda personalità plurima!!

sabato 19 novembre 2011

i pupazzi ci guardano...

Avete mai fatto caso agli occhi dei pupazzi? ...mi è venuto in mente l'altro giorno, guardando dei pupazzi e le loro espressioni immutabili e mi son detta: cavoli! se ci pensi... quella dei pupazzi è un'idea proprio pazzesca! Cioè l'idea di creare dei piccoli omini, donnine o animaletti finti, per farci giocare i bambini, ma ancora più strana, e in un certo senso “autistica”, l'idea di cucirli o modellarli e darli ai bambini perché gli facciano compagnia.
I pupazzi ti guardano e ti guardano con uno sguardo fisso e inespressivo, o sorridente, con gli occhi sgranati, etc... insomma, il fatto è che simbolicamente sono piccole creature viventi. E sono giunta alla conclusione che siano molto diseducativi, questi pupazzi, bambole, bambolotti! Per quello che rappresentano: una creatura priva di volontà, che fa quello che vuoi tu, che ti asseconda, che ti fa compagnia, che non scappa e non si ribella nemmeno se la picchi. In particolare questo punto è fondamentale: non bisognerebbe mai permettere ai bambini di maltrattare le loro bambole.
Anche i pupazzi hanno diritto a un po' di rispetto! Perché hanno gli occhi e sono inermi e indifesi.

Fatta eccezione per la bambola assassina...

Per cui bambini, se non li potete rispettare perché è giusto, fatelo per non subirne le conseguenze, mi raccomando!



 
Non stupisce il fatto che recentemente i pupazzi abbiano organizzato un movimento di resistenza per far capire ai bambini chi è che comanda:

http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/articolo.jsp?id=10713

mercoledì 2 novembre 2011

Giuditta e Oloferne -melologo.


uno dei lavori realizzati durante il corso di drammaturgia. in questa versione, animata da una giuditta e un oloferne marionette, si immagina che giuditta fosse realmente innamorata di oloferne. è un vecchio testo, con le sue pecche, giochi di parole e le sue buffezze, voluti. e un accento sardo nel finale, non del tutto voluto...
il tutto fu ispirato all'epoca dal dipinto di artemisia gentileschi e da un dramma in cui appunto giuditta innamorata di oloferne si trovava, combattuta, a dover scegliere tra il dovere e quel che desiderava realmente.

lunedì 31 ottobre 2011

"amo gli animali, devo proprio rinunciare alle pellicce?"


...non so, fai tu!

il seguente post (mi piace il “seguente”, non lo sentivo più dire dalle elementari o medie... si usava molto nei temi di matematica... in effetti ogni tanto si usa comunque, ma a me ricorda immediatamente i temini di matematica delle elementari...) (ho un problema con le parentesi troppo lunghe, lo so...) dicevo: questo post è dedicato alle campagne pubblicitarie, rivolte a un pubblico di subnormali, che stanno tappezzando la città. non ne ho presente tantissime, non sono sempre in giro o comunque, per fortuna, non le ho notate tutte.
“io non perdo e sono molto più sicuro...” relativo agli accendini. Forse mi sono distratta, ma non mi risulta ci siano stati casi di incidenti gravi causati da accendini tascabili... è saltata qualche casa e nessuno m'ha detto niente?
l'altra fenomenale che ho visto è: “sono una mamma! e mi sento più donna!”... io no, sono meno donna? credere, obbedire, combattere e dare sempre nuovi virgulti alla patria? ...con che soldi?
e per finire quella che dà il titolo al post: “mi piacciono gli animali, devo proprio rinunciare alle pellicce?” non oso pensare cosa possa esserci scritto dentro un articolo che parte da un simile, demenziale, presupposto.
amo il mio fidanzato. ho pensato di farmi una borsetta con la sua pelle, dite che se la prende?
no... sarà contento, vedrai! vai vai!

breve ed estemporanea analisi: è il mercato che plasma il suo pubblico o il mercato si adegua alle richieste del pubblico?
secondo me è più vera la prima.
le 2 pubblicità rivolte alle donne, titoli di giornali femminili, le vedo come una contromossa forse del gruppo mondadori (di proprietà di sappiamo chi) -non ricordo i titoli delle riviste, ma qualcosa mi dice che è come immagino... sì, ho fatto un rapido controllo google. l'articolo sulle pellicce è di amica, del gruppo mondadori. l'altro non lo riesco a trovare, ma la maga, che è in me, dice che secondo lei anche lì...
contromossa contro cosa? contro le donne che scendono in piazza a dire: “se non ora quando?”, per esempio. le donne portatrici di rinnovamento non-violento.

(la maga giusy aveva ragione come sempre... in effetti quello della mamma che si sente più donna è un altro titolo della stessa rivista!)

per cui il piano è: rincoglioniamo più che possiamo le donne. gli metti una rivista in cui si parla di moda, tendenze, cucina, arredamento... e poi tra una foto e l'altra ci schiaffi un articolo demenziale.
il cervellino dell'acquirente media farà un piccolo cortocircuito: eh, ma allora è una rivista ok, o no?
articolo allucinante... bei vestiti... articolo retrogrado... buone ricette e consigli per la casa...

vabbé, dai! è un punto di vista... e in effetti le pellicce tengono tanto caldo... e mi sento più donna da quando sono mamma? mi sento più donna, no? sì, sì, mi sento più donna... pure con le smagliature... bene! sono pronta a bermi tutte le altre boiate che mi scriverete! ...in effetti questi manifestanti di roma non eran affatto ben vestiti! voglio dire, vai a una manifestazione... vestiti come si deve! e poi tutti dei violenti! eggià! AAAHHHHHH!!!!! guarda cos'hanno fatto a quelle povere vetrine!!!! brutta gentaglia! delinquenti!!! black bloc assassini!!!

la faccenda del titolo sulle pellicce ha fatto discutere e qui lascio il link di un post specifico e dettagliato sul problema: proteste degli ambientalisti e risposta della direttrice del giornale... risposta toccante... tocca lo stomaco!


bon!
per oggi è tutto, credo... attuttalorrrr...!!!

ps siamo a quasi 400 visualizzazioni, e oggi si chiude la 4° settimana :)

pps facciamoci del male! ecco il link dell'articolo 

e delle copertine geniali!
http://www.leiweb.it/amica/2011/shayk-sednaoui-herzigova-30364972697.shtml

ppps... ma oltretutto ma quanto sono brutte e tamarre 'ste pellicce?!? domani ordino un giubbotto di pelle di modella... :-P!!!


venerdì 28 ottobre 2011

ARVO PÄRT - FRATRES (Kronos Quartet Interpretation) MEDITATION, IMMORTAL...

 Ascoltavo sempre questo cd dei Kronos Quartet quando studiavo lettere, Winter Was Hard. Poi non mi sono laureata, non ci sono neanche andata vicino. Ma ho fatto dei gran viaggi d'immaginazione con queste note nelle orecchie, col discman -che giustamente non si usa più: rovina i cd, salta ogni istante e si sfascia dopo poco... Il cd è molto bello e lo consiglio caldamente.




mercoledì 26 ottobre 2011

L'oggetto del desiderio.

ecco in questo momento mi domando perché, per molti, se non per quasi tutti (in minima parte)... perché per molti l'oggetto del desiderio è sempre ciò che non è qui e non è ora. facciamo una fatica immane, in generale ad essere: qui ed ora. siamo sempre da un'altra parte, con la testa.
escluse poche fortunate eccezioni, o pochi fortunati momenti. momenti felici.
ma... è come se, normalmente, desiderassimo di trattenere tra le dita qualcosa che scappa da tutte le parti, come il mercurio...

quello che segue è un piccolo pezzo che ho scritto veramente molto tempo fa. fa parte di un romanzo che uscirà postumo, credo. scherzo! non penso che uscirà, anche perché non sto facendo niente perché ciò avvenga...
e anche perché non è un vero romanzo, ma una sorta di garbuglio e per metterci ordine penso impiegherò una vita, misto di racconto, dialoghi e, diciamo poesie. la dico sempre con un po' di pudore questa parola: poesia.
ad ogni modo, ecco L'oggetto del desiderio


IO SONO
                   L’OGGETTO DEL DESIDERIO.

IO SONO: LA DIMOSTRAZIONE CHE SEI

UNO STUPIDO
UN ALLOCCO

UN FALLITO

UN UOMO INUTILE
UNA DONNA INUTILE.
MA TU MI VUOI.
E NON HO NEANCHE NIENTE DI SPECIALE.
MA TU MI VUOI.

PERCHÉ?

ps ci tengo a specificare che il blog ha deciso autonomamente di dare diversi spessori e dimensioni al testo, non so perché. ci sto combattendo da un po', mi sono rotta: lo lascio così.
ok... se qualcuno vuol dire come la vede, ogni tanto, può anche farlo...
com'è, è roba che sembra abbia senso solo a me, da qui, oppure si capisce anche da lì?

martedì 25 ottobre 2011

OGGI HO CAPITO...

come si fa ad iscriversi ad un blog altrui...

in cima alla pagina, a sinistra c'è una scrittina: segui. (come direbbe il bianconiglio... "seguimi, seguimi, non c'è tempo...")

ci si clicca sopra.

si apre una finestra.

ci si clicca dentro, dando la conferma.

è fatta!

ps ogni messaggio subliminale è puramente casuale....

sabato 22 ottobre 2011

Parole d'amore.



Siccome ho detto che volevo trattare un po' di tutto... direi che ci vuole una recensione. Di un film, andiamo sul semplice; di un film che non m'è piaciuto affatto, ancora più semplice.

Parole d'amore con Richard Gere e l'attrice secondo me più bella del mondo, che in questo film appare piuttosto sciupata, spero dal trucco, Juliette Binoche (che associo e assocerò sempre al primo film in cui l'ho vista, Les amants du Pont Neuf -film stupendo). Un film del 2005. Il nome del regista non lo starei manco a cercare e riportare perché penso che si possa vivere tranquillamente senza seguire l'evoluzione della sua carriera...
Per prima cosa, cercando un'interpretazione globale del film, direi che si può definire un film politico di regime. Nel senso che c'è un messaggio che il regime vuol dare al popolino, non mi spiegherei altrimenti la scelta di attori importanti come questi, per un film vuoto, pesante e noioso come questo. E il messaggio del regime sarebbe: non studiate, non coltivate la passione per l'arte e stranezze varie! Altrimenti diventate noiosi, stralunati, e propriamente pazzi come i componenti di questa famiglia(in particolare la madre, che verrà ricoverata). E se per caso vostro figlio vi chiede di suonare il violoncello: mollategli un ceffone e dategli del ricchione!
Sì perché non si tratta di una famiglia normale. Richard Gere, il padre, è un docente universitario di teologia e nel tempo libero, la sera, suona assieme al figlio dei duetti di violino e violoncello di Bach e Vivaldi (suonati perfettamente, senza sbavature), che restano in sottofondo a far da ninna-nanna alla figlia minore che sarebbe la protagonista del film. La ragazzina, undicenne, partecipa, vincendole una dietro l'altra, a gare di spelling, che in italiano si potrebbe tradurre con: scansione ortografica.
Le danno una parola -difficile come “origami”, che torna 3 o 4 volte nel film, come a sottintendere un significato simbolico (profondo!)- e lei deve dire di quali lettere è composta. La traduzione in inglese di "origami" sarebbe “paper-folding”. Non parrebbe una parola così complessa da scandire...
E c'è da dire che quella dei concorsi di Spelling pare sia una cosa che esiste solo negli states, sarà perché si mangiano le parole, sarà perché hanno un'idea tutta loro della cultura...
E la faccenda dello spelling dà il via a una serie di sviluppi filosofico-simbolici, assurdi, che rimangono abbastanza fumosi e che non vengono mai approfonditi -ma come farlo senza sfociare nel paranormale? (scrivi una parola, le fa il padre, e poi riscrivila spostando le lettere, permuta le lettere, anche formando parole che non esistono e poi arriverai a... Dio! -e al manicomio, come la madre!...) 
(oppure fanno degli esercizi -sempre per avvicinarsi a "dio"...- il padre fa tenere una nota molto, mooolto, lunga alla figlia, al termine della quale ci si aspetterebbe una qualche apparizione, un piccolo cataclisma da giardino, qualcosa! invece niente... il padre le fa: basta così, è una tecnica molto intensa, può essere pericolosa.. la figlia insiste con una vocetta acuta da riposseduta -o meglio ancora da nido del cuculo, i doppiatori parodisti: ah, no ddai, papà! m'è piasciudo tanto tanto! un'altra volta sola, dai... va bene, risponde il padre, ma non ci prendere troppo gusto, che non si può fare sempre! - certo che a leggere senza vedere potrebbe sembrare una scena molto scabrosa...)
Per cui, tornando ai personaggi: il padre, teologo, “sensibboli”, infatti quando la moglie si nega ai doveri coniugali gli scappa una lacrimuccia, a un certo punto del film, ma non osa lamentarsi più di tanto, perché è un'intellettuale e, in quanto tale, un po' “frocio”, ça va sans dire...
E sa cucinare, ed è premuroso, "sensibboli",  è il punto di riferimento della famiglia, tutti pendono un po' dalle sue labbra, lo amano e quasi lo temono, all'inizio. Poi dopo invece gli sfuggono, lo odiano, tradiscono la sua religione -non una qualunque, la religione ebraica- impazziscono, sbagliano lo spelling a posta... ma non precorriamo!
Inizierei a vederci anche un po' di anti-semitismo soft, ma in generale di cattolicesimo anti-altre religioni! Visto che anche gli Hare Kishna, unica rappresentanza di altre religioni, compare sullo sfondo come scelta "sbagliata" tanto quanto l'ebraismo, direi; l'ebraismo a causa del quale la madre diventa pazza, cercando il modo di realizzare la frase presa dalle sacre scritture che il marito le ripete: trattieni la luce... e blabblà vari carichi di enfasi!
Ecco una cosa veramente insopportabile di questo film: l'enfasi!

Per cui: padre perfetto e insopportabile. Figlio, suonatore di violoncello, con crisi mistica che cerca di diventare Hare Krishna, censurato prontamente dal padre, non appena lo scopre. Figlia che vince le gare di spelling, grazie a una sorta di potere mistico: chiude gli occhi, sente la voce dell'esaminatore che dice la parola da scandire, e poi sente la voce della parola, infine la vede e la legge alla commissione... in pratica bara: ha un trucco!
E madre, biotecnologa, completamente pazza e svalvolata che una sera viene sorpresa ad intrufolarsi nell'appartamento di qualche vicino per recuperare delle cose luccicanti che le servono a trattenere la luce in un garage, di cui fornisce l'indirizzo come sua residenza. Questo, però, anche perché è rimasta orfana da ragazzina, in circostanze misteriose mai chiarite, nel film, in cui ha visto i genitori capottarsi in macchina mentre lei è rimasta illesa. Psicologia da quattro soldi: il trauma, l'attaccamento ossessivo a una frase mistica (ebraica), presa alla lettera... vabbé!

Il finale del film: la figlia decide di sbagliare a posta l'ultima parola, perché altrimenti avrebbero vinto solo lei e suo padre, invece perdendo, con un errore stupido, avrebbe vinto tutta la famiglia. E infatti padre e figlio si abbracciano, deponendo le armi, e la madre in un barlume di lucidità dice all'infermiera in ospedale, tra le lacrime: quella è mia figlia! Ah, non ho specificato: perché la guardano in tv! Perché in america danno queste gare in tv, a quanto pare! 
Melassa da diabete!
Il tutto con dei ritmi da morte lenta per inedia... (qui ritorna il cristianesimo, Cristo in croce... che è sempre er mejo... Artro che st'ebbrei! Artro che l'ari-krisjna!)
Ok, a questo punto credo sia utile nominare il regista per evitarlo in futuro (...oh cielo!):

Scott McGehee e David Siegel...

si sono messi pure in due per fare questo obbrobrio!

Film di regime, ne sono profondamente persuasa!

venerdì 21 ottobre 2011

piene di vita.


il tempo delle foto in bianco e nero:

un tempo lattiginoso
incantato
-...e incantevole-
un tempo in cui tutto sembrava più vivo, nuovo, d'avanguardia, possibile!
io non c'ero in quelle foto -belle come disegni.
piano piano le possibilità sono svanite:
mano a mano che le foto si facevano più nitide, precise, effettate, digitali...
e, 
adesso,
penso che mi piacerebbe vivere in una di quelle foto in bianco e nero
in un tempo sospeso
denso
vero
e concreto.
in diafane trasparenze su toni di grigio e lame bianche
di vetri lucidi.
sorrisi enigmatici.
velluti, velluti a costine, feltri, lane cotte, carte da parati, linoleum, formica, grandi lampadari di vetro e metallo.

e gli occhi limpidi di mio padre, con un'aria da monello, un po' sbruffone...
e uno studente brillante, nello stesso tempo.
e mia madre, una vecchia bambina. 
'na vicchiaredda...

tutto è finito con i primi colori,
ma quelle foto
sono
ancora

piene di vita.

mercoledì 19 ottobre 2011

l'ultima dimora... del kitsch!



Non mi sono mai piaciuti i cimiteri. Non arrivo a svenire, come faceva Freud, ogni volta che ci metteva piede o anche solo ci s'avvicinava... però non mi sono mai piaciuti e stamattina ho capito perché:

perché sono brutti!

I cimiteri sono... l'ultima dimora del kitsch, sì!, direi che questo è il modo migliore per dirlo.
Sono orrendi i fiori finti, sono oscene le statue (non parlo ovviamente dei cimiteri monumentali, storici, quello di Parigi il per-qualcosa o quelli costruiti fino ai primi del secolo scorso...), sono deprimenti le decorazioni.
Al cimitero di Lambrate “ho visto cose che voi umani”... : statue che lanciano le mani al cielo -dando l'idea di esser dannati che invocano la salvezza- e hanno le vesti scosse dal vento contrario; misteriose decorazioni geometriche, astratte, curiosi semicerchi, qualcosa a metà tra un non so cosa e un non so cos'altro... fatti un po' di marmo, un po' di metallo... Oribbili!
E non posso fare a meno di pensare ai cari estinti come vittime del cattivo gusto dei loro familiari. Ma probabilmente nella maggior parte dei casi si tratta di cattivo gusto di famiglia, coltivato e tramandato di generazione in generazione. O forse è il dolore per il lutto che obnubila il buon gusto, chissà?
Ma questo è il pensiero che mi angustia di più: alla morte, il tuo corpo, che ti piaccia o meno, appartiene alla tua famiglia e ne potranno fare quello che vogliono. Cremarlo, nel migliore dei casi, o metterlo in uno di quegli abominevoli mausolei in versione piccolo borghese e ti ritroverai il tuo mazzolino di fiori finti, consumati dal vento e sbiaditi dal sole.

In Romania, invece, in un paesino di cui non ricordo il nome Sibiu o Noradea o bo? C'era un cimitero molto carino, su un piccolo colle. Era tutto verde, pieno di alberi, niente marmo e, soprattutto, ogni bara (singola, e non di famiglia, ah!, almeno la morte dovrebbe liberarci dalla famiglia)... insomma, sopra ogni bara c'era una piccola lapide di pietra oppure una croce, un rettangolino delimitato da una fila di pietre laviche o sassi con dentro un giardinetto, per ogni defunto, con piante e fiori lasciati lì a crescere da soli. Un'idea molto più serena e liberatoria della morte: quando te ne vai ti mettono a riposare sotto la terra e sul tuo corpo cresceranno fiori e piante. Fiori veri e vivi, non recisi.

Certo, quando piove un cimitero così si riempie di fango, ci si inzaccherano tutte le scarpe...

Ma già che uno va al cimitero potrebbe anche scegliere una giornata col sole, no?