domenica 29 agosto 2021

Per un lieto final...

Qualche sera fa ho visto un film su un serial killer americano, Ted Bundy. Era fatto molto bene, fedele nei dettagli, anche le foto venivan riprodotte fedelmente e la narrazione lasciava il dubbio, fin quasi verso la fine, se fosse realmente colpevole o no. 
Chiaramente chi conosce la storia vera sa già, ma io non lo conoscevo e quindi l’ho potuto vivere come fosse una storia che succedeva in quel momento. Ted pareva in tutto una persona normale, in gamba, la storia con la sua fidanzata era cominciata in maniera veramente romantica e lui pareva quasi perfetto… fin quando non viene fuori la faccenda degli omicidi e viene beccato la prima volta. 
All’inizio lei gli crede, si tratta di uno sbaglio, lo vogliono incastrare… ma lui perde un processo dietro l’altro e prova ad evadere diverse volte e ogni volta che riesce a scappare semina vittime: donne ammazzate a sprangate e poi violentate. In altri casi donne decapitate, etc... 
Pare che Ted – questo il film non lo racconta – fosse incazzato nero perché la madre, rimasta incinta giovanissima, aveva preferito lasciarlo crescere convinto che i suoi nonni materni fossero i suoi veri genitori e lei, quindi, la sorella. Il nonno era uno squilibrato violento. La nonna, depressa e un po’ masochista. Ad un certo punto la madre lo aveva portato via con sé, perché aveva trovato un nuovo compagno. Nel frattempo per caso lui trova un certificato di nascita in cui scopre che quella che credeva fosse la sorella era in realtà sua madre. Deve aver provato un senso profondo di tradimento e una rabbia infinita per le scene viste a casa tra quelli che credeva essere i suoi genitori. 
Deve aver sentito un tuffo al cuore e poi si sarà chiesto: “E mi hai sbolognato a quei due, pur sapendo che razza di genitori erano? Perche non mi hai protetto?! E non mi hai nemmeno mai detto la verità! Mi hai messo al mondo... e poi hai pensato solo a spassartela! Hai continuato a fare la ragazzina! La sera uscivi e mi lasciavi con quei due stronzi!”… etc… (Questa cosa nelle interviste non l'ammetterà mai, nemmeno poco prima della morte. Evidentemente non voleva dare la soddisfazione di farsi incasellare nello stereotipo e probabilmente lo divertiva terrorizzare la gente facendo credere di essere cresciuto in una famiglia del tutto normale. L'unica cosa a cui attribuiva la responsabilità, con un vero colpo di genio diabolico, erano i giornaletti porno trovati nei cassonetti. Così l'americano medio poteva additare certe stampe inappropriate come la causa di tutti i mali e nello stesso tempo provare il terrore di essere circondato da persone apparentemente normali in grado di trasformarsi in mostri efferati).

Incontrando la sua fidanzata era rimasto colpito dalla sua insicurezza, dal fatto che temesse di essere rifiutata solo perché ragazza madre e dalla sincerità, nel rivelargli subito che era madre. Quella ragazza aveva scelto di tenere con sé la sua bambina e di occuparsene. Probabilmente per questo se n’era innamorato e aveva deciso di diventare il suo compagno perfetto. E lo era stato, per un po’. 
Solo che nello stesso tempo c’era anche il ragazzino cresciuto male e pieno di rabbia che ammazzava le ragazze con violenza, ne sfregiava, abusava, mordeva e mutilava i cadaveri. Una perfetta scissione a metà. 
 Lei inoltre era finita tra le sue braccia perché incoraggiata da un’amica, era convinta di essere invisibile, ma lui, Ted, come le aveva fatto notare l’amica, non faceva che fissarla. Lui aveva messo il piede sull’acceleratore per il primo approccio, ma poi aveva solo dormito assieme a lei, la prima notte. La mattina si era svegliato, si era messo a giocare con sua figlia preparando la colazione per tutti. 
 È impressionante, no? 
Pensare che anche nel cuore di un assassino fortemente disturbato ci possano essere sentimenti di tenerezza. 
Nelle foto dei due assieme è evidente il sentimento di tenerezza con cui la guarda. 
Però… però purtroppo questo sentimento non gli è servito a guarire e lasciarsi alle spalle il passato. 
 Perché, quando non riusciamo a vivere pienamente nel presente e vedere la situazione reale che ci circonda, le persone con cui siamo in relazione nel presente per quello che sono, succede così: il passato prende le decisioni al nostro posto. 
Tutto è cominciato male e quindi deve andare avanti peggio! Non è possibile processare, e condannare dentro di noi, le azioni di chi si è reso reo di averci delusi e deprivati, per poi archiviare la causa, prenderne le distanze e andare avanti, voltare pagina e fare la nostra vita, liberi da condizionamenti.
 No. 
Si resta incatenati lì. 
Si recita un copione marcio e incancrenito che diventa sempre più ritrito, sofferente e scarnificato. Sempre più scontato e prevedibile, ripetitivo fino alla nausea, ma impossibile da cambiare. Pure quando ci si illude di essere pronti a fare diversamente. 
Finché il passato non viene processato e non vengono attribuite ad ognuno le proprie responsabilità, non si va da nessuna parte. 
 Siccome quello dell’anima è un tribunale giusto e misericordioso, non c’è alcuna necessità di comminare pene cruente o crudeli. 
Però il male va riconosciuto e condannato: altrimenti verrà ripetuto, spesso in una forma anche più perversa o per lo meno insensata, ritorta e inarrestabile. 
Senza un giusto processo, non può esserci una giusta amnistia. 
Senza un giusto processo, i torti subiti diventano in qualche modo meritati e quindi vengono ripetuti a danni di altri. 
Senza un giusto processo, le responsabilità non possono essere distribuite nel giusto modo e chi ha subito un torto non potrà mai essere libero di lasciarselo alle spalle. 
Ted era un discreto istrione, dalla personalità carismatica, a tratti sbruffone, stravagante, sopra le righe, teatrale, e riusciva a ottenere cose che altri non riuscivano ad ottenere e alla fine guadagnò anche una strana forma di benevolenza da parte del giudice che lo condannò alla pena capitale per i numerosi omicidi commessi, 30 accertati e forse altri 36. 
Le parole del giudice dopo aver pronunciato la sentenza furono: 

 “Si prenda cura di se stesso, figliolo. Glielo dico sul serio, si prenda cura di se stesso. È una tragedia per questa corte vedere un tale totale spreco di umanità come quello che ho visto in questo tribunale. Lei è un uomo giovane e brillante, avrebbe potuto essere un buon avvocato. Avrei voluto vederla in azione, ma lei si è presentato dalla parte sbagliata. Si prenda cura di lei. Non ho nessun malanimo contro di lei. Voglio solo che lo sappia. Si prenda cura di se stesso”. 

 Gli sarebbe bastato fare un giusto processo, dentro di sé. Non agire gli impulsi feroci, ma sublimarli, e lasciarsi il passato alle spalle godendosi quel che di buono la vita gli aveva dato. Magari è più facile a dirsi che a farsi, ma è questo che fa la differenza tra un lieto fine e un finale tragico.