mercoledì 28 giugno 2023

Nessuno può toglierti il dolore che ti sei scelto.


Ognuno è responsabile, in prima persona, senza deleghe, della scelta tra luce, tenebra o penombra. 

Tutti abbiamo le gambette metafisiche per spostarci da una situazione all’altra.


I vampiri, secondo tutti i racconti, non entrano mai nella casa delle loro vittime (e non vi affondano i denti nel collo) senza il permesso (attraverso seduzione o inganno o impietosimento). Chiaramente i vampiri sono una metafora, sono parassiti energetici - a volte parassiti avvoltoi, quando aspettano che qualcuno (magari un coniuge) muoia per poter ereditare.


Aiutati che il ciel t’aiuta.


Chi ha qualcosa da offrire non ha bisogno di usare stratagemmi di alcun tipo, ha qualcosa di valore da offrire e non ci sono fregature dietro, quindi può proporsi apertamente.


Se non ci si aiuta da sé, continuando invece a procrastinare il giorno del cambiamento (che mai verrà, perché intrapreso per finta, per paura di vivere altrimenti), nessuno può essere d'aiuto, nemmeno con tutta la buona volontà.


Ci si può dispiacere - e ci si dispiace - enormemente, si può dolersi del dolore altrui. Ma non è, e non sarà mai, un buon motivo per farsi tirare giù nelle paludi mefitiche e marcescenti del malessere scelto da un altro come unica possibilità.


Non esistono delle uniche scelte possibili. Se così fosse non esisterebbe nessuna forma di libero arbitrio e in pratica non esisterebbe nessuna dimensione spirituale, saremmo bestie da soma costrette a ripetere.


L’albero genealogico offre sia risorse, o sfide, che trappole e tranelli.


Crescere ritrovando se stessi - liberi da condizionamenti e ruoli imposti dall’albero genealogico - è la sola via d’uscita (che per altro apre a un sacco di possibilità diverse e più appaganti).


Uscire dal regno del giudizio arido e superficiale (improntato su valori altrettanto aridi ed esteriori), che porta alcuni a mentire o a nascondersi dietro maschere, potrebbe essere un buon inizio: smettere di recitare e di cercare di ottenere tutto in cambio di nulla (nulla di buono, di cattivo ce n'è, a iosa...).

mercoledì 21 giugno 2023

Ronsenkranz e Guildenstern… SOLO SANA VERITA’!

 Quando studiavo all’università - esperimento azzardato, iscrivermi a lettere dopo il liceo artistico, in aggiunta al periodo più incasinato della mia vita - mi colpivano molto le lezioni di Estatica*, di un docente che si chiamava Scaramuzza, era molto magro, vecchio stile e vecchio stampo, coi baffetti e il pizzetto, gli mancavano solo il pince-nez e l’orologio da taschino. Diceva cose molto interessanti e ci aveva dato dei testi molto belli da leggere, come “L’estetica del brutto”, di Rosenkranz, che diceva cose bislacche, ma divertenti, sul piacere che può dare il brutto sotto forma di rudere, vedere un rudere di un brutto palazzo ci dà piacere perché possiamo vedere una cosa brutta distrutta. Allo stesso tempo in quanto rudere la brutta costruzione acquisisce fascino, e nello stesso tempo, una costruzione che anticamente fosse stata bella, sarebbe risultata sia affascinante che brutta, perché mutilata. Etc…


Ad ogni modo di questo corso - per il quale, manco a dirlo, non ho mai dato l’esame, ero troppo in panico da prestazione, volevo fare il meglio, non credevo che sarei riuscita a farlo e finì che diedi un solo esame, storia medievale, con un insoddisfacente (per le mie brame di gloria, di allora) 26… non era la mia facoltà, in effetti, un po’ non avevo le basi, un po’ non avevo la disciplina e un po’ non era esattamente il mio talento, non ero fatta per fare la ricercatrice, lavoro troppo rigoroso (scientista, bleah!) e costrittivo per me. Probabilmente l’avrei fatto solo spinta dall’ammirazione che avevo per le mie zie e in particolare della zia tuttologa, che quest’ammirazione (che era anche affetto, in realtà) non l’ha apprezzata mai, e l’ha presa, anzi, per competizione. Poveretta, quanta scarsa autostima e quanto inutile livore… 

Comunque, dicevo, dell’estetica m’è rimasta quest’idea, che non so se sia stata espressa da qualche studioso, e nel caso da chi, ma che rappresenta una mia convinzione - che poi è anche una convinzione filosofica in generale e pure spirituale - e quest’idea è che la forma, il contenuto e il tramite, non sono cose separate. Sono strettamente interdipendenti - mi riaffiora il ricordo di un corso di scrittura in cui mi dicevano una cosa in qualche modo affine, circa il tramite, il medium usato per proporre un messaggio.

Perciò una forma effimera, rispecchia un contenuto effimero ed entrambi vengono veicolati attraverso un tramite effimero. 

Per esempio.


Tornando alla mia antica ammirazione per la Tuttologa che evidentemente questa ammirazione non la meritava - era nata accidentalmente, in estate, principalmente perché mi raccontava le trame delle opere. Amavo smodatamente chi mi raccontava storie di ogni genere, volevo sposare mio cugino solo perché mi leggeva i fumetti - per fortuna i molti anni di differenza hanno impedito che la questione si ponesse e lui sposò una vicina di casa, in un’altra città, quando io avevo 11 anni.

Dicevo, circa questa ammirazione… mi sono recentemente resa conto di come mi abbia plagiata coltivarla quasi inconsciamente. La Tuttologa era sempre molto critica, inacidita, sarcastica, snob, concentratissima sul far capire agli altri che aveva un gusto superiore, raffinato, anche perché aveva un intelletto superiore e quindi nessuno doveva osare metterla in discussione - manco per dire che la Pausini non è un granché, e nemmeno per dire cose come “ma no, io non ho detto questo e non volevo dire, intendere o fare quello che hai capito te…” perché lei ne sapeva sempre di più!

Ora, non sono mai arrivata ai suoi livelli - per fortuna! - ma la cosa buffa, ironica, quasi tragicomica direi, è che qualche anno fa (non tantissimi) mi scrisse delle mail di fuoco per sostenere che io l’avessi imitata in tutto e che lei non ne poteva più del mio spirito di competizione!

Ora, a parte i complimentoni per l’ego spropositato, non posso fare a meno di notare come lei abbia scelto il liceo linguistico e io quello artistico. Uguali, no? Lei il violino e io (tardi e per pochi anni, purtroppo) il pianoforte. Ma era pur sempre uno strumento musicale, no? Come ho osato?!

E comunque poi ho anche osato cantare, come lei. Che, sì, cantava in un coro classico e per pochi anni, mentre io mi sono dedicata al jazz e continuo. Jazz che all’inizio le piaceva, e a me quindicenne, ancora no. Poi non le piaceva più, più o meno quando ho iniziato a dire che mi piaceva - e non ho mai cambiato idea. Poi mi ha scoraggiata dal tentare di studiarlo seriamente, perché la sua amica X (quasi afona, con evidenti problemi di maladduzione) non l’avevano presa per canto - e te credo! Poi dopo di nuovo il jazz ha ricominciato a piacerle (ultimamente)… così come la carne e magnà (per fortuna, che quando non mangiava era davvero inacidita all’ennesima potenza! Tum! Cor botto proprio!…)

Poi lei s’è laureata in lingue dell’est, io ho osato seguire un corso di lingua e letteratura della seconda lingua che aveva studiato in università, più per la letteratura che per la lingua, ma la prova è schiacciante, volevo farle competizione, ed etc blablablà…

E in realtà, l’unica cosa in cui l’ho veramente, purtroppo, imitata - e penso proprio che mi impegnerò per smettere il più possibile di farlo - è quel cazzo di snobismo, di sfoggio di gusto raffinato, e ‘ste cazzate qua, che poi, fatalmente, si traducono in una scomoda, e pure un po’ scheggiata, scopetta su per il cu’… insomma, un atteggiamento piuttosto rigido e scarsamente friendly.


Ma sarà poi sto male guardarsi le cose mainstream che si guardano tutti? Non dover per forza rimarcare che quella cantante commerciale non è all’altezza del mio gusto? 

E a seguire le varie idiosincrasie che ne conseguono.


E così sto portando alla coscienza qualcosa che ho già iniziato a fare da un po’ - come per esempio quando mi sono decisa a guardarmi tutta la serie di Harry Potter, che avevo snobbato per anni, perché tutti ne parlavano ed era una cazzatella per bambini (tsé!…) l’anno in cui è uscito l’ultimo film al cinema. AHHHHH!!!! Che bello! FA’ NA COSA NORMALE! COME LA FANNO TUTTI!

Ma sai quante volte m’è rimbombata sta frase del cazzo che mi sentivo sempre dire in famiglia:


“Ma se tutti si buttano a mare, che ti butti a mare pure tu?”


Sì! Sì!!! CAZZO, Sì!!!!!!


Basta co’ sta cazzata dell’originalità, che poi non è altro che spirito di disadattamento.


No, per forza. Se quella cosa non mi va di farla, non la faccio. Ma manco può esse’ il contrario, che in fondo vorrei farla, oppure ancora manco lo so, ma la debbo scarta’ a priori perché sennò divento… banale… non di classe ed esclusiva! Non più l’unica che sceglie quella roba di nicchia - tipo una lingua che in pochi si sognano di studiare, per esempio… - per primeggiare più facilmente.


Ma che cazz’è primeggiare? A che cazzo serve?

Te lo scrivono sulla lapide con un encomio del podestà e dei notabili? “Primeggiava, era snob e abbastanza asociale, tanto tanto esclusiva e selettiva…”


Se ne po’ ffa’ a meno?

A ME ME SA DE Sì!


Mi piace scriverlo in quasi “romanesco” perché è il dialetto del “parla come magni”.


YES, WE CAN! I REALLY THINK SO! (Vai ch’inglese, ancora più mainstream! Tiè!)


Ringrazio tanto la Metagenealogia del mio adorato Jodo e le costellazioni per avermi portata a fare queste riflessioni.


E, soprattutto, mi riprometto di restare affascinata dai teatranti, gli originali e dai personaggi bislacchi, SOLO quando entro in un cinema o in un teatro, quando guardo un film… E non nella vita vera.


La vita vera ha bisogno di cose vere e di semplicità.


Il ché per me significa: né snobismo, né conformismo. 


(Né individualismo a tutti i costi, né fare tutto assieme allo stesso modo a tutti i costi).


SOLO SANA VERITA’.


*volevo scrivere "estetica e non estatica, ma lascio il refuso, perché è molto carino. sarebbe bello se esistesse una materia che studia e insegna l'estasi, oppure può trattarsi della disciplina che studia l'estate...