Premessa: la poesia nasce in un momento di travaglio estivo dell'autrice, oppressa dal caldo e dalla ricorrente e scioccante vista di piccioni spiattellati sul manto stradale. Ad essi, vittime innocenti, è dedicata questa versione personale e rivisitata del (diciamo) sonetto, sì, una sorta di sonetto... 'nsomma: ce so 'e rime...!
Ma eccolo:
Ode al piccione spiaccicato.
che il piccione accaldato
sull'asfalto hai ben spalmato
ti sei chiesto o' copertone
quanto avesse lui viaggiato
prima d'esser spiaccicato?
Era forse un messaggero?
Che, tu sai, non porta pena,
ma novella triste o amena...
Ei or giace muto e nero
che a guardarlo fa gran pena
che le alette or non dimena...
O', tu, cinico pneumatico
che il suo volo hai stroncato
e il capino hai spiaccicato
senz'un ombra di pietà!
o' pennuto assassinato...
...proprio vero che la morte è 'na livella!...
se la rima ho esulato
mi sia, prego, perdonato
poiché un dubbio m'è restato:
il piccione spiaccicato...
sarà stato innamorato,
per andar così svagato
che col rosso ha attraversato?
Che ode meravigliosa, ne sentivamo la mancanza
RispondiEliminaLo immaginavo, infatti ho provveduto... :P
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