giovedì 30 aprile 2020

I vagiti degli adulti.




Le facoltà di pensiero e le capacità cognitive in generale cosa sono? Strumenti che ti consentono di riordinare i pensieri e di comprendere meglio quello che succede dentro di noi e attorno a noi.
Le conoscenze di altri, che prima di noi si sono interessati agli stessi temi, possono essere utili.
Secondo l'Ayurveda la conoscenza dei testi classici è una terapia e in generale la conoscenza è fonte di felicità.
Poco più che 22enne ero in psicoterapia da un paio di anni e ad un certo punto ho avuto un moto di ribellione (si chiama resistenza) verso il processo analitico e dicevo quindi (e lo pensavo) che “non volevo capire tutto quello che facevo, come e perché lo facevo, perché farlo avrebbe ridotto la mia spontaneità e la mia capacità di essere creativa” – e ne ero veramente convinta.
Ma sono andata avanti con la psicoterapia e poco tempo dopo ho scoperto che era vero esattamente il contrario, perché quella che io credevo fosse spontaneità era solo un insieme di condizionamenti che si erano automatizzati e di cui non ero consapevole.

Un paio di anni dopo, finito il percorso di psicoterapia, mi sono trovata a fare l'esame di ammissione in civica di teatro, con una prova piuttosto creativa, ideata e realizzata in un'oretta, che fu piuttosto apprezzata.
E qualche anno dopo aver iniziato a studiare la musica un po' più seriamente, finalmente... sono riuscita a fare qualcosa che desideravo da quanto ero alta poco più di un metro, avevo 6 anni e volevo fare la pianista: sono riuscita a scrivere i primi pezzi.

La conoscenza e la consapevolezza sono grandi risorse, ma finché non ne possiedi nemmeno un po' non lo sai, e quando incominci ad averne un po' ti rendi conto di quanta altra conoscenza e consapevolezza ti servirebbero, e magari ti senti un po' smarrito... Ma è normale all'inizio di un viaggio – ma anche ad un quarto, tre quarti e metà - succede sempre, e non è un male. È come quando non ci si piace più musicalmente: è un momento di crescita – o almeno offre una spinta per cambiare. Perché le cose vive cambiano.

Perché temevo di capirmi “troppo”? Perché avevo paura di essere me stessa per davvero, responsabile di quello che facevo e che a quel punto tutto dipendesse da me, non da qualcosa che era più forte di me.

Le fisime, i difetti caratteriali, i capricci, sono come copertine di Linus da cui non ci va di separarci.
Vivremmo meglio senza, ma ci toccherebbe riscoprire chi siamo veramente e di vedere meglio chi sono e come sono gli altri, soprattutto quelli a cui ci avviciniamo di più, che altrimenti vedremmo attraverso la lente deformante del pregiudizio, ossia: mi ricorda mia madre, mio padre, mi sorella, mi cusci', 'r fijo daa portinara, etc...

E tu chi sei veramente?
Secondo R.D.Laing la comunicazione in famiglia ha potere ipnotico, soprattutto nelle famiglie disfunzionali, e quindi noi diventiamo quello che ci hanno detto di essere: dei disastri, dei teppisti, dei pigri, degli incapaci oppure dei disonesti, etc... etc...

I modi in cui si esprimono gli attaccamenti ai nostri difetti sono i vagiti degli adulti.

Per esempio lamentarsi – pratica molto diffusa, chi ne è esente? Non io, anche se conto di cambiare metodica espressiva, con me stessa e con gli altri e di solito quando mi pongo seriamente un obiettivo che riguarda me stessa, ciò che io posso fare, lo raggiungo, o almeno mi ci avvicino. 
Anche far le vittime è un modo di lamentarsi, ma più contenuto e laconico (basta che gli altri non sappiano bene cos'è successo veramente).
Un altro vagito può essere prendersela con gli altri quando qualcosa va storto e non voler vedere le proprie responsabilità.

Oppure... tentare di usare la manipolazione, attraverso comportamenti passivo-aggressivi, spesso tramite le provocazioni.
La manipolazione, le provocazioni, la comunicazioni trasversali, sono tutte delle modalità di non-relazione, perché: il dialogo diretto, aperto, rispettoso e onesto è il centro della relazione.
Se non c'è quello non c'è la relazione, ma solo una persona che cerca di raggirarne un'altra e va avanti fino a quando le viene consentito di farlo o fino a quando recita abbastanza bene da risultare credibile. Quando non riesce più, al limite, cerca di affondare la lama - pensando che non ci sia più niente da perdere, ma c'è sempre qualcosa da perdere. 
Per esempio l'anima.

Ci sono cose che possiamo ottenere, perché sono lecite e sono in nostro potere (come cambiare noi stessi) e cose che non lo sono e tocca accettarlo.

Questo è un momento in cui imparare ad accettare, oltre che cambiare, è fondamentale.

Ho cominciato ad accettare per prima cosa il virus, in questo periodo. Mi sono detta: dato che l'80% dei casi è asintomatico e i pipistrelli lo ospitano senza problemi, perché non posso farlo anche io?
Virus, io ti ospito e ti chiedo di ricambiarmi il favore evitando di nuocermi.

E il virus mi ha ricambiato il favore - ed è molto più di quanto possa dire di qualcun altro.


Ma per essere onesti è necessario saper dire la verità a se stessi.

“Sii la rivoluzione che vuoi vedere nel mondo”, era Gandhi a dirlo, no?
Poi lo diceva anche Terzani, mi pare.

La felicità è un diritto e io mi auguro che tutte le creature senzienti possano godere della felicità e delle cause della felicità, che stanno nel rispetto dei diritti naturali propri e degli altri.

Accettare i maltrattamenti equivale a dire “io non mi merito di essere felice e di essere amato”, così come calpestare i diritti di un altro significa la stessa cosa con l'aggiunta della frase “e se vuoi stare vicino a me, devi lasciarti calpestare”.

Accetto che io posso cambiare solo me stessa e che ognuno cambierà quando e se lo riterrà. Ma spero che un giorno il cambiamento costruttivo avvenga, per tutti.

Desidero che i maltrattamenti finiscano, ogni genere di maltrattamento.
E vorrei che finissero adesso.

E mi auguro che tutte le creature senzienti possano godere della felicità e delle cause della felicità.



Ho riordinato alla mia maniera disordinata, ma... ognuno ha il suo ordine.


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