giovedì 22 febbraio 2024

Poor Things, ovvero l'importanza di non lasciarsi distruggere dalla buona società - che tanto buona non è...


 


La settimana scorsa sono andata a vedere questo film, di cui si parla molto, dopo aver visto questa recensione, molto interessante, bella e approfondita e direi, una delle poche che ha colto il senso di questo film - e di parecchi altri, che ho visto prima o dopo aver ascoltato la recensione di Giovanni Covini.

Una tra le tante cose molto acute che dice è che questo film non ha l'intento di essere un film femminista.
Bella fondamentalmente è un simbolo: una donna adulta col cervello di un bimbo (non si sa se maschio o femmina) che non sa niente del mondo, che sta imparando a parlare e camminare e che nello stesso tempo ha l'aspetto e le pulsioni di una donna adulta. E proprio in virtù di questa improbabile e straordinaria condizione si muove nel mondo senza il fardello dei condizionamenti psicologici, famigliari, sociali e culturali. E quindi reagisce alla realtà in maniera autonoma, straniata, totalmente libera, senza tabù e in armonia tra pensiero, corpo e sentimenti.
Il tema dei condizionamenti e delle storture nelle interazioni sociali, e personali, è un tema che Lanthimos ha molto a cuore, lo tratta in modo particolarmente riuscito in questo film, perché questa creatura straniata e distante dalle paure, le dinamiche umane convenzionali, è perfetta per svelare le assurdità del mondo, attraverso i suoi occhi, il modo in cui agisce, parla e si muove.
La cosa più divertente che mi è capitata ed è successa attorno a questo film, è stata che entrando al cinema, un cinema in cui cercherò di non rimettere più piede, perché è il peggiore dell'universo, l'arcobaleno, con una cassiera misantropa e astiosa, che tra le altre carinerie, quando ti fa il biglietto non solo non ti fa vedere i posti, ma non ti chiede neanche sommariamente la fila e il punto in cui vuoi sederti, mi sono trovata al centro di una querelle legata giusto giusto ai condizionamenti sociali.
Ho sempre considerato una stronzata questa idiozia dei posti numerati al cinema, ma se te li lasciano scegliere ha almeno un vago senso.
Invece sta tizia "diversamente simpatica" ti dà un posto a caso e non gliene frega niente delle tue preferenze.
Quindi io mi sono seduta dove volevo.*
Ne è scaturita una polemica che pareva preludere al tafferuglio, con minacce di chiamare la maschera (manco si trattasse dei gendarmi) e accuse di aver rubato il posto e i "si alzi ed esca dal cinema" alla "lei non sa chi sono io!"...
Non mi sono mossa, perché come ho argomentato: non avevo potuto scegliere il posto e non eravamo a teatro.
Dietro commentavano che neanche loro avevano scelto, quasi vantandosi di essere stati, tutti, pronti a subire e sedersi, obbedienti, nel posto assegnato a caso.
Gente che va a vedere un film così particolare, anticonvenzionale, di un regista che addita i condizionamenti sociali, per poi subirli con piena convinzione e sudditanza, aspettandosi pure che gli altri facciano altrettanto, senza se e senza ma.
Nei primi minuti del film, la mia scelta è stata un po' stressante: tutti quegli strepiti e minacce...
Ma era abbastanza ovvio che persone che non sanno ribellarsi a delle stupide imposizioni, non avrebbero fatto altro che abbaiare senza mordere.
E alla fine mi son goduta il film da una posto centrale alla facciaccia dei condizionamenti sociali e dell'obbedienza cieca e ottusa da primi della classe.
Bella Baxter non è né vittima del patriarcato, né degli stereotipi femministoidi odierni, che vorrebbero che gli uomini fossero fatti in un certo modo, le donne in un altro, e soprattutto che le eroine delle storie femministe non debbano essere belle. Emma Stone è alta, magra, ma non è una bomba sexy e più che bella la definirei brava: ha dato una prova attoriale veramente notevole! Vederla solo come lo stereotipo dell'eroina che vive una grande avventura perché è bella, significa svilirla, in maniera molto poco rispettosa per i suoi talenti di donna attrice e per la sua forza come personaggio. Bella vive queste grandi avventure perché non ha paura e non si tira indietro, non perché è bella. Il tizio che se la porta in portogallo per spupazzarsela, non la sceglie perché l'ha vista e l'ha trovata affascinante. La sceglie perché, visto il contratto di matrimonio vincolante che aveva dovuto redigere per lei, che implicava un controllo molto forte sui suoi movimenti, ne deduce che si tratti di una donna speciale, tanto da tenerla sottochiave e difficile da conquistare, alla quale l'offerta dell'avventura farà un grande effetto e magari finirà per pendere dalle sue labbra. Però le cose non andranno come lui sperava, ma all'esatto opposto.
Bella vive tutte le avventure che attraversa nel racconto perché non ha paura, non perché è bella o speciale, e non ha paura nemmeno di liberarsi del marito pazzo della donna che lei stessa era prima dell'intervento del suo God, colui che le aveva lasciato il libero arbitrio, e dal quale, proprio per questa ragione, ritorna.
Non parliamo poi di quanto sia ridicolo, superficiale e anche un po' ignorante paragonarlo a Barbie (vaccata megagalattica) magari per preferire il secondo.
Il mondo ha bisogno di più profondità e di più capacità di accedere ai contenuti simbolici, leggendoli in maniera autonoma e non condizionata dagli stereotipi e tormentoni dettati dalla moda del momento...
Altro film di grande profondità e bellezza che ho visto pochi giorni dopo è Viaggio in Giappone, con Isabel Huppert - secondo film stupendo ambientato in Giappone, assieme a Perfect Days, che ho visto negli ultimi mesi. Paese affascinante in cui ipermodernità tecnologica e tradizione convivono.
Altro che quella sbobba della cortellesi o quella boiata di barbie!...

Povere Creature è una storia di emancipazione umana, effettivamente, e ci mostra quale immenso potenziale avremmo tutti, se solo avessimo il coraggio di uscire dagli schemi e dai preconcetti. Per questo è un film stupendo, perché non usa formulette e non si appoggia a nessun sistema di pensiero preconfezionato. Né quello del patriarcato, né quello woke del neoneofemminismo che è diventato costrittivo e tossico tanto quanto il patriarcato.
Alla fine Lanthimos vuole suggerire la via per un nuovo umanesimo o "umanismo", che ci consenta di evolverci veramente.

*C'è da dire, che oramai da parecchio tempo (probabilmente da quando c'è sta tizia) la cosa non ha mai creato problemi, perché il cinema è quasi sempre vuoto, ma quella sera non è andata così, la sala era quasi piena.

domenica 11 febbraio 2024

La musica e le arti come principale mezzo di riprogrammazione omologativa delle masse, ovvero: Sanremo in versione quasi AI.


 Ieri sera pioveva a dirotto e non c'era niente da vedere, nessun film interessante... E così un po' per scherzo (per riderne), dopo una vita e dopo non averne guardato neanche 2 minuti, ho iniziato a guardare un po' di Sanremo, poi un pezzo di film sulla mediaset (Animal House) e poi sono tornata lì, un po' perché non avevo sonno, un po' perché ero incuriosita, scioccata e incredula:

le canzoni erano quasi tutte uguali:
1) tonalità minore;
2) abbastanza ritmate con motivi esotici (latini o arabeggianti - e magari con un po' ti trap);
3) storie di amori impossibili, un po' tossici (mi hai lasciato perché ti trattavo male, oppure viceversa, però mi manchi...).
I ricchi e poveri rimasti in due sono stati il picco del trash imbarazzante, con le mossettine di lei e questa voglia di apparire giovani.
Abuso di autotune ovunque.
Mamoud (o come si scrive) vestito in maniera imbarazzante, con una canzone riciclata uguale a cento altre che ha già cantato.
Ghali invece molto simpatico, pareva vestito come l'alieno di Asteroid city, non è che avesse musica molto migliore da offrire, ma pareva più sveglio e intelligente e ha osato dire "stop al genocidio", trovata che evidentemente gli è costata cara: top 5 sì, podio no.
Ho sentito giusto un paio di pezzi che erano un po' diversi dagli altri e giusto un pochino meno sgradevoli.
Chiaramente sono arrivati ultimi, perché guai a portare un pezzo un po' diverso dagli altri: NON SI FA!... - così come non bisogna mai dire, fare o pensare cose diverse da quelle consentite dal presunto bonton perbenista, no? Se no sei filo-questo o quello, antisemita, negassionista, etc...
E quindi quelli un po' (molto poco) diversi sono arrivati ultimi, così imparano!
Poi i premi alle cariatidi/istituzioni: la Berté (che cmq è anche simpatica, eh?); la Mannoia (che per fortuna non so cosa abbia cantanto, me la sono scansata). La Amoroso e forse pure la Marrone che da brave obbedienti hanno portato la solita canzone con lo stampino (vedi sopra x le caratteristiche), ma quest'anno non toccava a loro, oramai sono abbastanza stagionate, tra un po' verranno rottamate.

E poi il premio della critica, mi pare, alla figlia "d'arte" o di papà.
Poi la premiazione. Grandissime sorprese, eh? In pratica bastava leggere il toto-sanremo per sapere chi sarebbe salito sul podio.
La bella fanciulla, intonata, con la solita canzone brutta, terzo posto.
Secondo posto il tamarro che ha tutta l'aria di essere un filo-camorrista - e che scopiazzava (forse senza manco saperlo) musica napoletana di livello molto più dignitoso anni '90.
Primo posto la figlia di papà d'arte (per diritto ereditario ribadito dal premio della critica, e non si dica che si fa del nepotismo!).
Oh, intonata era intonata, andare a tempo andava a tempo. Ma dire che abbia un gran talento o che abbia uno stile, e tanto meno un suo particolare gusto, personale sarebbe mentire o essere parecchio ignoranti. Il padre era molto più originale (e manco mi piaceva granché, però), aveva un suo stile.
Quindi:
· si vince per diritto ereditario o di casta;
· ai primi posti ci sono i tamarri aspiranti protagonisti di gomorra e le belle fanciulle;
· ci si piazza dignitosamente uniformandosi.

Mi ricorda qualcosa, direi spaccato antropologico italico - tutto sommato.
Se sei vip, se vuoi puoi partecipare, ti daranno qualche premio alla carriera, quasi alla memoria, e se poi fai qualche buffo balletto meglio ancora.
A CONTI FATTI: DIREI CHE SIAMO PRONTI PER IL PROSSIMO SANREMO IN VERSIONE AI, O IA CHE DIR SI VOGLIA, NESSUNO NOTERA' LA DIFFERENZA...
PS: dimenticavo i testi involontariamente comici e imbarazzanti, di idiozia talmente incredibile da diventare sublime... quelli non so se l'intelligenza artificiale li può replicare efficacemente...

PPS: Come ogni anno la cosa veramente terribile sarà che mi toccherà acconsentire a far fare alcune di queste "canzoni" ad alcuni dei miei allievi. Credo a pochi di loro, per fortuna...

PPPS: Nei giorni successivi sono sorte tantissime polemiche circa il tipo che ha un'aria da malavitoso, i voti che ha preso, per cui doveva vincere, ma la sala stampa e la critica gliel'hanno impedito. Beh, se si ha la stupidità di incentrare un festival sul voto popolare, bisognerebbe anche rispettarlo. Ma, se dall'altra parte, si vuol proporre la musica italiana, cantata in italiano, non si dovrebbe ammettere chi canta solo in dialetto. Quindi o non lo ammettevano al festival - e sarebbe stata la cosa migliore - o una volta ammesso, lo lasci vincere, non importa se i voti sono comprati, estorti o che. Se poi si volesse fare un festival serio: i voti del pubblico non dovrebbero esistere, al massimo potrebbero costituire una classifica parallela, ma il premio dovrebbe essere tributato solo dagli esperti. E soprattutto non dovrebbe esserci questa via d'accesso preferenziale rappresentata dalla scuola di canto di Sancoso, che sforna cantanti omologati, per nulla originali, spesso privi di qualsiasi ombra di talento. Più o meno come tutti i fuoriusciti dai vari talent - altra corsia preferenziale di accesso alla categoria dei nuovi "talenti"...
Ribattezzatelo il festival del mercato del pesce canoro, che fate prima!

E non dico nulla sulla oscena figura fatta dalla venier con i suoi comunicati ufficiali...