È famoso l’aneddoto di John Lennon al quale fu chiesto di scrivere in un temino a scuola cosa voleva essere da grande e lui aveva risposto: felice! Al ché i prof gli avevano obiettato di non aver capito la traccia del tema e lui aveva risposto: e voi non avete capito la vita.
In effetti... quanti la capiscono?
Ma cos’è essere felici?
Probabilmente alcuni direbbero: avere tutto quello che vuoi e non avere problemi… questo però aprirebbe degli interrogativi su come mai la Svezia, una delle nazioni più ricche del mondo, con una grande apertura mentale, qualità della vita altissima, fosse una delle nazioni col maggior numero di suicidi al mondo - mi pare, per lo meno negli anni ’90, mi sembra di averlo letto in quel periodo.
Perché la felicità è una cosa complessa e anche semplice. Non è una cosa materiale, è uno stato d’animo. È uno stato d’animo di serenità feconda e produttiva, per cui puoi anche riposare, però ti va di fare delle cose, ma nello stesso tempo non sono gli obiettivi conquistati la cosa importante, ma piuttosto l’esperienza in sé.
È come dipingere un quadro: l’armonia è tutto.
O come scrivere un racconto o un romanzo: quello che conta è il sapore che ti lascia quando l’hai finito.
Insomma, la felicità è pure banale: non è la soddisfazione legata a quello che hai, ma il godersi quello che c’è.
E pure quello che si è.
Schopenhauer scriveva, nell’arte dell’essere felici, che la felicità risiede nella soddisfazione del sé, ossia essere contenti di sé, delle proprie relazioni, di sé stessi, con pregi e difetti, il ché non significa diventare dei palloni gonfiati che non ammettono mai di sbagliare. Ma piuttosto di fare il tifo per se stessi: sì, non tutto è perfetto, qualche sbaglio è stato fatto, ma chi non sbaglia? E comunque si può migliorare. Perché quello che ami lo puoi migliorare. Quello che disprezzi lo puoi solo distruggere - o lui distruggerà te... o forse è la stessa cosa, chissà?
E quello che hai - e che sei - lo devi amare, perché non è scontato. Potevi non avere niente oppure solo cose che non ti piacciono; potevi essere storpio o storpia e se lo sei potevi esserlo di più o potevi anche non esistere, potevi essere una delle verruche di Bruno Vespa, che poi a un certo punto se l'è pure tolte...
Ci sono persone che riescono a far sembrare tutto squallido (dopo un'iniziale o saltuario entusiasmo), anche la più grande e bella delle cose, delle conquiste esistenziali o lavorative o dei rapporti.
E ci sono persone che riescono a far sembrare bella qualsiasi cosa, perché i loro occhi cercano il bello, non le ombre, i difetti, di cui magari ridere, o le fregature…
E ci sono persone che hanno dei momenti in cui riescono a trovare il bello e momenti in cui vedono tutto nero.
L’importante è provarci e fare del proprio meglio ricordandosi che niente e nessuno è perfetto ed è questo il bello di questo mondo.