C'è una persona in particolare che è
stata graziata magicamente. È una persona molto positiva,
praticamente sempre di buon umore e ti mette di buon umore quando ci
parli, ha una sua luce interiore.
E come fa, mi sono domandata?
Lei vede sempre il lato positivo e
quando si prospetta la possibilità di qualcosa di negativo pensa che
se ne occuperà se e quando avverrà e nel caso confida di riuscire a
trovare la soluzione.
E le cose le vanno sempre piuttosto
bene, è l'unica persona ch'io conosca che è riuscita a ritrovare la
bici e farsela ridare dai carabinieri – perché aveva fatto la
denuncia. Chi di voi si mette a fare la denuncia per una bici rubata?
Nessuno, nessuno crede che potrà riaverla, invece lei lo ha fatto,
ci ha creduto, e la bici è tornata casualmente a lei, facendo una
passeggiata, bella lunga, in martesana, una sera, quando ancora era
consentito.
Ma come è successo questo piccolo
miracolo? (che qualche altra volta ho incontrato, in alcune altre
persone).
Ho immaginato che nessuno le abbia
offuscato o spento la sua luce interiore – quella che grosso modo
abbiamo tutti quando nasciamo. Quella luce che ci porta a protendere
le labbra verso il latte materno e le braccine verso qualcuno che ci
culli. Cosa c'è di più dolce?
E poi mi sono chiesta dove può stare
la mia luce: che cosa mi fa stare bene?
Potermi rilassare, non essere
ingombrata da pensieri
spiacevoli; essere serena e non preoccupata, avere fiducia, non aver motivo di vedere tutto buio.
Quante volte ho visto buio? Mi capitava
da piccina, dopo un po' che mi annoiavo ad aspettare nella palestra
della mia scuola elementare che qualcuno mi venisse a prendere per
portarmi a casa (non ero in punizione, ma sembrava quasi) ed ero
talmente stufa di aspettare e senza niente da fare che mi mettevo ad
osservare e studiare le mosche e il modo in cui si pulivano le
zampette una contro l'altra e i loro mille occhietti allucinati – e
ancora non era uscito La Mosca di Cronenberg e nemmeno Paura e
Delirio a Las Vegas.
I pomeriggi silenziosi in cui scappavo
dalle penniche e guardavo i granelli di polvere danzare tra i raggi
di sole che si affacciavano dalla finestra – poetico... però anche
cheppalle, eh?!
A me in effetti, invece, piaceva il
movimento. Mi piacevano i giochi dei maschi, le pistole, gli
inseguimenti, le macchinine. Anche giocare agli spadaccini settecenteschi. Da
piccina, molto piccola, in spiaggia conoscevo tutte le cabine del
lido, perché le avevo perlustrate tutte e conoscevo tutti. Quando
arrivava la zia “Bigginia”, come la chiamavo io, le correvo
incontro a braccia aperte.
Sono alcuni decenni che sto cercando di
recuperare questa cosa – e questo periodo non mi è di molto
aiuto... (o forse non ancora, bisogna dare tempo al tempo...)
Quindi com'è fatta questa luce, o
sorgente interiore?
È confortevole, è mobile, non è
statica, non è soggetta a coazione a ripetere, non si preoccupa, si
occupa di quello che c'è, quando c'è o ci sarà.
Ah: e non ha pregiudizi, non è
prevenuta. Non cerca di incasellare quello che incontra in cose già
viste e conosciute.
Ma devo ancora ritrovare la strada per
arrivarci.
È come oro liquido, non è
stravagante, ma è viva ed è un ponte di collegamento con gli altri,
non una manifestazione di ego separatista, un qualcosa che dice “io
sono speciale”.
Respirare è una gran cosa e ora come
ora c'è poco di cui essere più grati.
La libertà è una gran cosa, e si
spera di riaverla tutta presto, per il momento bisogna accontentarsi
di quella che c'è.
Avere un tetto, da mangiare, da
conoscere e imparare, avere stupendi mici... mica ce ne rendiamo
conto di quanto siamo fortunati, tante volte.