Stavolta faccio una ricetta seria.
Senza contributi video.
Senza faciuezie.
Pure con le dosi -più o meno.
(eppoi vediamo se vi piace!... :-P)
Allora:
per 4 persone:
olio
uno scalogno
300 gr di zucca
300 o 350 gr di riso
circa 600 ml di acqua
un cucchiaino di brodo vegetale in polvere
curry
cannella
mezzo bicchiere scarso di vino rosso
un paio di noci di margarina.
Per prima cosa vi consiglio vivamente di non apprestarvi a nessuna preparazione, soprattutto se ci sono di mezzo bottiglie di vetro, indossando un maglione con le maniche a pipistrello.
(ma questo vale anche per le pulizie... quelle fottute maniche hanno il vizio di portarsi appresso le bottiglie, farle cadere per terra, mandarle in mille pezzi e spargerne il contenuto sul pavimento... brutte maniche, brutte! - ogni riferimento a persone o fatti realmente esistiti è puramente...)
Va be', quindi poi dovete sbucciare a tagliare a dadini la zucca.
Poi mettete a bollire l'acqua in un pentolino, col brodo vegetale in polvere e in una padella antiaderente grande con coperchio (ma inizialmente scoperchiata) la cipolla o scalogno a soffriggere.
Dopo un po', quando la cipolla s'imbiondisce, buttateci la zucca e salatela. Dopo un altro po' aggiungete il riso.
Dopo un altro pochettino aggiungete il brodo che avrà raggiunto ebollizione e coprite.
Se serve aggiungete altra acqua via via, il risotto deve risultare asciutto, a fine cottura, ma non deve mai arrivare a seccare durante la cottura. Ecco dopo una 12ina di minuti sarà a buon punto, aggiungete una buona spolverata di curry e un pochino di cannella e spargete un altro pizzico di sale.
Per ultimo 5 minuti prima della fine aggiungete la margarina e il vino.
La cottura, da quando aggiungete il brodo, dovrebbe durare una 20ina di minuti.
La zucca è uno sturbo!!! (@.@) uahhhhh...
(ho detto che avrei scritto una ricetta seria, seriamente, ma non che non avrei aggiunto nessuno commento).
Bon apetit!
Cantante, insegnante di canto, autrice di canzoni, poesie e racconti. Diplomatasi nel 2002 in Scrittura Drammaturgica presso la Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, accede al corso di Canto Jazz della Civica Scuola di Musica Jazz di Milano lo stesso anno e si diploma nel 2006. Tra il 2006 e il 2009 frequenta il corso di Laurea in Jazz presso il Conservatorio verdi di milano dove si laurea il 1° Marzo 2010.
venerdì 29 novembre 2013
venerdì 22 novembre 2013
La Cerimonia ('71), La vita di Adele (2013) e La Venere Nera (2010) - un funanbolesco esperimento di analisi cinematografica tematica...
Siori e siore, mi cimento adesso in un
esperimento ardimentoso... ben tre recensioni assieme!
In realtà non sono -e non hanno la
pretesa di essere- vere e proprie recensioni, non essendo io una studiosa
di storia del cinema e non conoscendo le tecniche, inquadrature,
etc... Ma osservazioni sul
contenuto di 3 film tra i quali si può in qualche modo tracciare una sorta di fil rouge...
Ci vuole un po' d'impegno, ma si può fare.
Ci vuole un po' d'impegno, ma si può fare.
Due film di Kechiche, la Venere Nera e
La vita di Adele e La Cerimonia, di Nagisa Oshima.
La Venere Nera, basato su una storia vera, che personalmente mi ha scioccata, nel vero senso del termine. È una
storia cruda e atroce che comincia in sordina, digradando lentamente dallo squallore alla ferocia. L'esposizione della trama è circolare, dato che la prima scena, nell'aula di pseudoscienze fisiognomiche, è successiva, cronologicamente, alle scene
finali, di conseguenza con la seconda scena ricominciamo dal principio, in un lungo flash-back, col
racconto del percorso, verso la distruzione, della povera Venere
Ottentotta, Saartjie.
http://it.wikipedia.org/wiki/Saartjie_Baartman
http://it.wikipedia.org/wiki/Saartjie_Baartman
Saartjie viene sfruttata come fenomeno da
baraccone dall'uomo per il quale lavorava come domestica. Lui la
esibisce come una sorta di scimmia in un teatrino proletario in cui
le chiede di impersonare il mito della selvaggia semi-addomesticata.
In realtà Saartjie è una donna sensibile e intelligente, anche se non
sa scrivere e non parla bene l'inglese e il francese, ma soprattutto
ha il difetto di esser troppo docile, fidarsi troppo e non riuscire a
-ma probabilmente aver poche possibilità di- ribellarsi.
Sarà una continua discesa, dal
processo in cui sceglierà di difendere il padrone accusato di
disumanità, anziché cogliere l'occasione per sottrarsi alle
umiliazioni, all'ingresso nell'alta società francese, poi nei
salotti della nobiltà viziosa e infine a far la prostituta nel
bordello, dove si ammalerà e alla sua morte verrà venduta per una
discreta somma allo pseudo-scienziato che nella prima scena mostra
le peculiarità dei genitali della Venere Ottentotta -il grembiule dell'ottentotta- durante una sorta di congresso.
La storia si svolge sul finire del
'700, l'epoca dei lumi e quindi della ricerca scientifica, ma la
vicenda mette in luce la stupidità dei bianchi civilizzati -fatta
eccezione per i signori inglesi che faranno causa al padrone di
Saartjie- che si divertono nell'aver paura della selvaggia, nel
toccarla, umiliarla, vederla esibirsi per il loro divertimento e nello stesso la superficialità e l'inutilità delle misurazioni pseudoscientifiche del cranio si Saartjie, dell'angolo del suo profilo, l'altezza e le dimensioni delle natiche, etc.
Questo credo sia il ponte di
collegamento tra i tre film: si parla della natura umana e della
“civiltà”, il condizionamento della civiltà, il tradimento
degli istinti e dei sentimenti indotto dall'educazione.
Saartjie, la selvaggia, è vista come una
curiosità -sia dai popolani che dagli scienziati- perché più
vicina all'origine animale, e agli istinti che loro non provano più.
I bianchi civilizzati paiono suddividersi in moralisti e in viziosi.
Continenza da una parte, lussuria dall'altra.
Saartjie è la sana via di mezzo, non
pensa di dover contenere e reprimere gli istinti, ma non le piace
essere esibita e non vorrebbe vendere il suo corpo.
Però ha bisogno di denaro e crede a
tutti e tre i bianchi che le promettono fama, gloria e ricchezza,
arricchendosi solo loro, alle sue spalle (direi metafora del rapporto
tra l'occidente e l'africa) e spolpandola fino all'ultima goccia di
sangue.
La vita di Adele rappresenta un altro
aspetto del male sociale: il giudizio morale sull'omosessualità, l'interiorizzazione di questo giudizio e
il conflitto tra il desiderio e l'immagine di sé.
Alcuni hanno visto in Adele (ho letto
casualmente in una articolo di non ricordo chi) una sorta di eroina
della sessualità moderna, che è indefinita, bisex.
Mi sento di dire, dopo aver visto il
film, che si tratta di una stronzata bella e buona, mi si perdoni il
francesismo.
Adele non mostra mai nessun
attaccamento affettivo nei confronti dei due uomini coi quali ha rapporti sessuali
nel film, da adolescente prima di incontrare Emma, e da giovane
adulta, quando convive con Emma, ma si sente insicura
dell'attaccamento di Emma nei suoi confronti, teme di perderla e la
tradisce con un uomo: perdendola.*
Emma vorrebbe che anche Adele si
realizzasse artisticamente e provasse a scrivere seriamente, oltre
che a lavorare come maestra. È come se da una parte Adele volesse vivere in una sorta di nido,
lontano dagli sguardi ed Emma desiderasse, invece, vederla realizzata e
forse nello stesso tempo più simile a lei, più integrata nel suo
giro di frequentazioni: registi, artisti, attori...
Non so dire se il problema di Emma con
Adele sia legato all'immagine o se sia piuttosto il desiderio genuino
di vedere Adele più realizzata, più autonoma, meno dipendente e più
vera, coerente con se stessa.
Fatto sta che la rottura della
relazione rende Adele profondamente infelice e desiderosa di
riconquistare l'amata, ma ogni tentativo rimane inutile.
Forse perché il vero problema per Emma è
vivere con una compagna che non accetta la propria omosessualità e
non vuole renderla nota tra i colleghi i conoscenti e gli amici -che
in realtà pare non aver quasi.
Di nuovo il rifiuto della propria
natura, e il condizionamento sociale.
La cerimonia, un film giapponese del '71, ci
racconta la storia della famiglia nobile dei Sakurada, con la tecnica della narrazione su due piani,
quello presente e quello passato, accompagnati dall'io narrante del
protagonista Masuo, che ripercorre nel giorno del funerale del nonno,
Kazoumi, la storia della sua vita e di suo padre e della donna che il
padre amava realmente, ma non aveva potuto sposare per volontà del
nonno, che non la riteneva degna (socialmente) e che nello stesso tempo ne era per
primo attratto e non voleva lasciarla al figlio.
Kazoumi nel ruolo di patriarca padrone
condiziona le vite dei figli e dei nipoti sulla base della morale, e
dell'immagine, da una parte, e sulla base delle proprie voglie e bassi istinti, dall'altra.
C'è una scena in particolare che m'ha
colpita, mentre parla con la donna che suo figlio amava, Setsuko (di cui poi s'innamorerà anche Masuo stesso, in una narrazione al confine con la telenovela...), e che lui gli
aveva impedito di sposare, mentre Setsuko gli ricorda quello che aveva
fatto (cioè impedirle di sposare il figlio rendendo infelici entrambi) e nel contempo lo racconta a noi, lui le dice: “Non sarebbe ora di finirla
con tutta questa verità?”.
Con elegante cinismo.
Ma è proprio dove s'insabbia la verità
che iniziano i problemi, o la crudeltà e crudezza, in altri termini, e il dolore gratuito. È proprio la negazione dei sentimenti e del
corpo (con le sue reali pulsioni, vedi l'attrazione per le donne di
Adele e il contatto con le sensazioni di Saartjie che i bianchi non
capiscono e sporcano) è lì che nasce il dramma, o anche la
tragedia, nel caso della Cerimonia -che finisce col suicidio della
maggior parte dei protagonisti, e poi ditemi che non è una sorta di sport nazionale giapponese!...- e delle Venere Nera.
Per la vita di Adele bisogna aspettare
il capitolo 3 e 4 per definire se finisce in tragedia anche quello.
Bene, sono riuscita a collegare i tre
film, non era semplice, mi ritengo soddisfatta!
Buon week end a tutti!
*Nota a pié pagina (tanto per menarsela) c'è una bellissima scena che racconta quest'insicurezza di Adele. Durante un party di vernissage nella casa che divide con Emma, per il quale Adele ha preparato uno stupendo buffet, Adele vede Emma parlare con un'altra artista, incinta. Paiono intime e lei sembra impensierita, anche se non lo dà troppo a vedere. Di tanto in tanto Kechiche mette a fuoco uno schermo alle spalle di Adele sul quale viene proiettato un vecchio film muto, con una dominante blu, in cui si vede una donna affranta, probabilmente per amore, probabilmente per il timore di perdere il suo amore. Poco dopo Adele tradirà Emma.
p.s. Vorrei dare un senso a quest'operazione, ed è il seguente: penso che i film, i romanzi, le opere d'arte possano insegnarci qualcosa sulla natura umana, se cerchiamo di leggerli badando agli snodi della trama. Un film che ha l'unico scopo di scioccare e condannare i difetti e le bassezze della natura umana, in definitiva, lascia il tempo che trova, insomma: non è costruttivo. Può esser interessante, affascinante, suggestivo, ma va poco lontano.
Credo che sia importante staccarci dai pesi che ci impediscono di evolverci e per farlo dobbiamo vederli.
L'accettazione di quel che si è e della nostra parte di natura animale, da una parte, e di spiritualità e tensione alla felicità e all'amore dall'altra, penso potrebbe essere un buon punto di partenza.
O almeno provarci.
Ma non ci sono compromessi o vie di mezzo: se non si accetta la parte animale, come qualcosa di sano, come quello che ci tiene in vita e con la tenerezza che si può rivolgere a un bambino, sviluppare l'altro lato diventa impossibile.
Non c'è nessuna nobiltà nella continenza.
E non c'è nessuna raffinatezza ed elevazione nella trasgressione sessuale e nel disprezzo delle debolezze e tenerezze umane e dei sentimenti.
*Nota a pié pagina (tanto per menarsela) c'è una bellissima scena che racconta quest'insicurezza di Adele. Durante un party di vernissage nella casa che divide con Emma, per il quale Adele ha preparato uno stupendo buffet, Adele vede Emma parlare con un'altra artista, incinta. Paiono intime e lei sembra impensierita, anche se non lo dà troppo a vedere. Di tanto in tanto Kechiche mette a fuoco uno schermo alle spalle di Adele sul quale viene proiettato un vecchio film muto, con una dominante blu, in cui si vede una donna affranta, probabilmente per amore, probabilmente per il timore di perdere il suo amore. Poco dopo Adele tradirà Emma.
p.s. Vorrei dare un senso a quest'operazione, ed è il seguente: penso che i film, i romanzi, le opere d'arte possano insegnarci qualcosa sulla natura umana, se cerchiamo di leggerli badando agli snodi della trama. Un film che ha l'unico scopo di scioccare e condannare i difetti e le bassezze della natura umana, in definitiva, lascia il tempo che trova, insomma: non è costruttivo. Può esser interessante, affascinante, suggestivo, ma va poco lontano.
Credo che sia importante staccarci dai pesi che ci impediscono di evolverci e per farlo dobbiamo vederli.
L'accettazione di quel che si è e della nostra parte di natura animale, da una parte, e di spiritualità e tensione alla felicità e all'amore dall'altra, penso potrebbe essere un buon punto di partenza.
O almeno provarci.
Ma non ci sono compromessi o vie di mezzo: se non si accetta la parte animale, come qualcosa di sano, come quello che ci tiene in vita e con la tenerezza che si può rivolgere a un bambino, sviluppare l'altro lato diventa impossibile.
Non c'è nessuna nobiltà nella continenza.
E non c'è nessuna raffinatezza ed elevazione nella trasgressione sessuale e nel disprezzo delle debolezze e tenerezze umane e dei sentimenti.
Iscriviti a:
Post (Atom)