lunedì 18 febbraio 2013

su sanremo e sulla morte...

nei ristoranti, spesso, noto come la gente si sieda al tavolo pur non avendo tutto questo grand appetito e, nonostante questo,  si sforzi di mangiare, lo stesso, di alimentarsi a tutti i costi e di far vedere che gode di questa attività...

grondano sudore, ma continuano a mangiare.
certo, mangiare sarebbe un piacere, in teoria. ma pare ne facciano un lavoro.


ho chiesto poi sulle canzoni di sanremo -che non ho guardato per principio e perché non reggo la noia:
"ho sentito che sono abbastanza pietose le canzoni di quest'anno, è vero?..."
mi hanno risposto:
"maaahh, nooo, dai..."
strascicando le parole, come a dire: beh, via, c'è di peggio, non siamo così esigenti (picky o choosy che dir si voglia...)
e perché no?
perché ci si deve accontentare del meno peggio?
a volte temo che la gente si senta rassicurata dalla "morte": dalle cose che non scuotono, le cose che non suscitano forti emozioni.
le cose senz'infamia e senza lode.

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