Rothko, esponente della Colorfield painting
Qualche settimana fa una persona che conosco mi ha detto che non era d’accordo sul fatto che fare paragoni con gli altri fosse poco utile, perché fare i paragoni è normale, lo fanno tutti, etc…
Il giorno del sesto compleanno dell’altra figlia di mia madre, ad una festa insolitamente affollata, l’angusta genitrice se n’è venuta fuori dicendo che iniziando ad andare a scuola “la piccola ‘avrebbe bagnato il naso’ alla grande” (che ero io).
Bagnare il naso era un’espressione che lei usava per dire che mi avrebbe surclassata, o meglio ancora, umiliata, prendendo voti molto migliori.
Non è mai successo, nemmeno una volta, in nessuna materia.
È stata bocciata in prima liceo e allora ha cambiato indirizzo, dopo 2 o 3 anni era di nuovo sotto di 3-4 materie e avrebbero dovuto bocciarla, perché quell’anno erano stati tolti gli esami di riparazione. L’hanno convocata a scuola per cercare una soluzione. La soluzione proposta era di promuoverla a patto che studiasse in estate per fare poi a settembre un piccolo esame informale.
Non ha voluto.
L'hanno bocciata.
D'altra parte la genitrice le aveva detto una decina di anni prima che lei era migliore a prescindere, quindi… perché impegnarsi?
Io invece non ho mai ripetuto un anno e ho avuto sempre voti abbastanza alti.
L’angusta genitrice diceva di aver fatto quell’affermazione per far sì che ci impegnassimo di più entrambe. Questo perché purtroppo appartiene a quella (troppo) folta schiera di persone che credono che la competizione serva a fare meglio. Quella frase non mi era affatto sembrata uno sprone, ma solo un’offesa in pubblico e la dichiarazione plateale che per lei l’altra sua figlia era migliore e che la preferiva e la lodava a scatola chiusa.
Sull’altro lato del ring genitoriale, per fortuna, mio padre voleva solo che facessi quello che mi piaceva e i voti non gli interessavano molto, non ha mai fatto osservazioni a riguardo, né paragoni - grazie al cielo!
Quindi non ho mai studiato per fare piacere a lei, ma solo per fare piacere a me stessa e solo le materie che mi interessavano veramente, cercando di avere voti decenti anche in quelle che non mi piacevano, solo per non rovinarmi la media. Anche perché al di là dei voti c’erano delle cose per me nuove da conoscere e imparare e mi pareva che quelle fossero più importanti di una serie di numeri o giudizi.
Difatti non credo che siano i voti a renderti migliore, se non mi fosse piaciuto studiare, non sarei riuscita ad avere buoni risultati e mi sarei dedicata ad altro.
Avevo un enorme bisogno di cose belle, cose edificanti, cose che servissero a farmi capire meglio il mondo. Ne avevo bisogno perché la vita famigliare era abbastanza sconfortante e grigia, e le cose belle mi consolavano.
Non credo affatto che fare confronti sia naturale, credo che sia una cosa indotta e che le persone lo facciano, ma soprattutto che diano tanta importanza a questi confronti, perché a suo tempo qualcuno è passato di lì a farle sentire come se avessero qualcosa che non va o qualcosa che manca.
Perché in realtà siamo tutti capaci di fare confronti e di dire: Pinco è più bravo di me in questo, ma io sono più capace in quest’altro, ma in quella cosa Pallino è più (o meno) veloce di me, invece Caio è proprio una schiappa, però ha altre qualità che…Tizio invece è un vero pallone gonfiato, pensa di essere il migliore di tutti e blabblà… Però non è uguale per tutti l’importanza data a questi pensieri. E meno spazio gli dai, meno restano lì attorno a ronzare e a ripeterti che così come sei non vai bene, o al contrario che sei migliore di tutti e quindi devi pavoneggiarti e farti valere.
E così magari rischi anche di fare le cose perché ti piacciono e perché ti nutrono e non perché devi dimostrare di essere migliore di qualcun altro.
Chi è in competizione non condivide le sue risorse con potenziali competitor, e così perde l'occasione di apprendere e arricchirsi attraverso lo scambio e la condivisione.
Chi è in competizione non vuole critiche costruttive, ma solo sentirsi dire che se fa bene il merito è suo e se non viene apprezzato la colpa è degli altri, che ce l’hanno con lui, magari per invidia o per semplice cattiveria.
Penso che ricevere critiche costruttive sia preferibile, perché mi sembra sia l’unico modo per progredire e trovo naturale farne, ma ho capito… che è meglio se mi faccio gli affari miei. Sono poche le persone che apprezzano veramente un parere sincero, non importa quanto circostanziato, ma sincero.
La maggior parte della gente vuole sentirsi dire che ha ragione e basta. La maggior parte della gente dà ragione agli amici fin tanto che vuol tenerseli amici, a prescindere da quello che pensa veramente.
Poi, a dire il vero, una persona molto intelligente e molto bella, che non vedo più da tanto, tanti anni fa, mi ha fatto notare che facevo un po’ così pure io, a suo parere. Non ricordo l'argomento specifico, in ogni caso ho cercato di tenere a mente quello che mi ha detto e di lasciare il più possibile spazio alle critiche costruttive.
Nello stesso tempo non ci si può accollare i problemi degli altri e se qualcuno ti fraintende e dopo che ti sei spiegato meglio e scusato finge di accettare le scuse, ma poi non è così… beh, il problema non è certo di chi ha cercato di spiegarsi e scusarsi.
Anche perché là fuori ci sono pure persone che offendono malamente e poi fanno finta di niente… Ecché? Me devo accollà pure quelle? Devo sempre sbattermi per capire tutto io?
Anche no.
Comunque, secondo Jodorosky la competizione, l’invidia e le frustrazioni nascono in famiglia, dalle differenze che purtroppo molti genitori fanno tra i figli - e/o peggio ancora dalle competizioni che alcuni genitori mettono in atto con i figli stessi. E non c’è niente di naturale in questo.
In realtà sono stati fatti diversi studi che dimostrano che la natura spontanea dell’essere umano è caratterizzata dall’empatia - come per gli animali ricoperti di pelo, pensa un po’ (specifico “ricoperti di pelo” perché, che ci piaccia o no, siamo animali anche noi).
Quindi la condivisione, la solidarietà, l’amicizia e l’amore, sono le tendenze naturali degli esseri viventi.
Invidia, gelosie, avversione, odio, competizione, cattiverie, tradimenti e vendette… sono tutti frutti di devianze dallo sviluppo naturale dell’essere umano, prodotti dell’ego ammaccato e ferito.
Quando riesci a smettere di essere invidioso, competitivo, crudele, traditore e vendicativo, inizi a tornare a te stesso per quello che eri veramente prima che ti storpiassero.
I tuoi occhi si illuminano e quello che fai diventa puro, spirituale e vero.
Questo, secondo la numerologia, è un anno 7 (2+0+2+3=7), e il 7 è un numero spirituale.
Auguro a tutti un buon e reale ritrovamento del sé - al di là delle belle parole e delle buone intenzioni (che, si sa, lastricano la via per l’inferno e) servono a farci sentire buoni e bravi, ma contano meno di niente di fronte alla sostanza di ciò che alla fine facciamo.
Anche perché tutto quello che facciamo, dal tessere al coltivare, costruire o riparare, cantare, ballare, suonare, meditare, scrivere, etc… vien bene solo se vien fatto col cuore in accordo con la propria anima.
Se no ci somiglia, ma non è.
Ci somiglia, ma gli manca qualcosa.