giovedì 23 aprile 2015

Doc L'ove: "Ho un sassolino nella scarpa, ahi!" Seconda puntata: i passivi-aggressivi...


Buona sera a tutti, amici e amiche dell'ammore e ben ritrovati! Stasera mi sento molto presentatore di una di quelle trasmissioni imponenti della Rai, di quelle di una volta, in bianco e nero... sarà perché stavolta ci fa da testimonial la Mina, chissà?...
Ad ogni modo... è chiaro che come in ogni terapia che si rispetti si procede per associazioni lasciando che il racconto vaghi in maniera libera e non cronologica.
Stasera la Dott.ssa Pamelah Urzulah ha deciso di concentrarsi su un tema specifico.
Ma... eccola a voi...


Un'altra delle piaghe dalle quali mi sento di mettere in guardia le giuovani e insperte fanciulle è: 

il passivo-aggressivo

Sono quelli che ve la buttano lì, vi stuzzicano, vi cercano, vi tirano le treccine, vi sfruculiano... ma poi non fanno mai la prima mossa per primi.

E perchémmai?, ti domandi tu, piccola crocerossina in erba: sarà troppo timido? Sarà insicuro, oppure contorto... avrà avuto un trauma da piccolo, il ba-bao nell'armadio, oppure qualcosa con la sua prima fidanzatina alle medie... perché?
Perché è un paraculo, bimbe belle, oppure un vigliacco... paraculo.
Ma non precorriamo e diamo avvio alla trilogia: Softballs, Bothleft e Justin.

Softballs, alias Palle Mosce, apre un doppio capitolo. Lui costituisce un fulgido esempio di passivo-aggressivo, nel corteggiamento, ma anche nella relazione in generale, ma è anche la dimostrazione di un postulato che finalizzai svariati anni or sono, ed è: 

non bisogna mai dare una seconda chance ad un ex... perché non si meritava nemmeno la prima.

Ovviamente fanno eccezione le storie intense e travagliate interrotte a malincuore di comune accordo...

Ma Sofballs era troppo superficiale e, diciamocelo senza ipocrisie, pavido, per una storia intensa.
Ma tralasciando il fatto che dopo avermela buttata un po' lì per tutta una vacanza al mare fece in modo di lasciare a me l'iniziativa dello scambio dei numeri e della prima chiamata e della prima proposta di far qualcosa – che colse abbastanza al volo e alla fine della serata non mancò di prodursi in approccio seduttivo con tanto di bacio alla francese... - veniamo al sodo.
Softballs era tale di nome e di fatto.
Continuava a fare pressione perché consumassimo e io, che per una volta volevo prendermi un po' di tempo per conoscerlo meglio cercavo di eludere e rimandare... ma nulla! Alla fine mi arresi.
E lo facemmo.
A casa di un suo amico, avuta in prestito.
E quando mi fu sopra dovetti mordermi le labbra, vigorosamente... per l'incredibile piacere? Vi domanderete voi... No! Non era malaccio, meglio di Bob, di certo, ma non era difficile...
Per non ridere.
Ehssì, perché un platch, patlch platch... mi deconcentrava e sconcertava... non mi era mai capitato... insomma... ecco... che cos'era questo plach?
Come dirlo con tatto... andate d'intuito...
Ok, erano le palle di Softballs che penzolavano e nulla... quando stava sopra... e poi sbattevano... capito come?
Ecco.
Nulla, per il resto diede mostra di grandissima sensibilità! Penso che solo uno sciacallo o una carogna potessero vantare più sensibilità di lui, in ogni sua espressione (passaggi che non starò a menzionare che manco ne val la pena...) e di fatto mi disse che... avevo fatto tutto io... e che quindi... cosa mi aspettavo da lui?
Credo fu per questo (perché lui mica era interessato, eh?), che si ripropose un altro paio di volte negli anni a seguire e lì fui abbastanza brava da resistergli, salvo poi... lasciarmi convincere... al terzo tentativo... che era TANTO cambiato...
Però chissà com'è la frase decisiva: ah, ma allora ci si vede se ti va, fece sempre in modo che la dicessi io (ma allora sei de coccio, direte voi? Sì, non posso negarlo...) e nulla... fu la solita pasqua con l'uovo con dentro la sorpresa di stoppa... - in compenso però deve aver fatto qualcosa alle palle perché non facevano più plach, non so com'è o come non è... ad ogni modo... ah! E poi voleva pure che restassimo amici... a-ah! Ah! Ah! Ah!

Stocazzo! ( >_>)

Ok, dai... per stasera può bastare.

P.S. Secondo recenti studi psico-statistici pare che, se una s'impegna, a una certa... impara anche a non cascarci più, però non è facile, è impegnativo, ma dai e dai...

Pps... oh, poi... io maligno... ma forse, Softballs, quando diceva che era TANTO cambiato... si riferiva solo... alle palle... (*.*) ....

mercoledì 15 aprile 2015

Doc L'ove: "Ho un sassolino nella scarpa, ahi!" prima puntata...


 
Ma rieccoci, amici dell'ammore e amiche dell'ammore!!!
Con una nuova rubrica “Ho un sassolino nella scarpa, ahi!” a cura della Dott.ssa Pamelah Urzulah Andress... non più Kowalsky. Ebbene sì, amici dell'ammore, l'ammore, anche nelle migliori famiglie, prima o poi finisce, tra avvocati sanguisughe, ossa rotte, auto sfregiate e cose così...
Difatti questa è una delle prime cose che è importante saper accettare e metabolizzare: il distacco, il lutto, tesori cari, il lutto.
O l'eventuale lutto, sì, perché, non ci crederete, ma per cause misteriose — un pestaggio di notte, in una vietta buia — il Dr Kowalsky è di nuovo lì che lotta tra la vita e la morte, ma noi del team di Palo Alto siamo ottimisti... in fondo è successo diverse altre volte, se supera questa...

Ad ogni modo, in cosa consiste questa nuova rubrica?
Ebbene, si tratta semplicemente di una delle nostre avanzate terapie e tecniche di cura per cuori infranti, quali, in questo momento, è la stessa Dott.ssa Pamelah Urzulah... (invece il Dr. Kowalsky ha infranto tutto il resto...)
E come funziona?
Beh, possiamo dire che si tratta, di una tecnica catartica, ecco diciamo, depurativa...
In pratica si tratta di esternare ed elaborare quei passaggi che non sono riusciti proprio del tutto digesti... sì, insomma... i sassolini nella scarpa – ahi!
E va fatto con tutti gli ex, dal primo all'ultimo.
È importante per noi che anche i nostri terapeuti sperimentino le nostre tecniche, all'occorrenza, perché un buon terapeuta deve conoscere la cura meglio del suo paziente – tipo Freud quando si faceva le piste di coca o quell'altro che si faceva le pere...
Ma diamo la parola dalla nostra leggiuadra...

Mah, allora, da che parte cominciare? Dal principio... ero al college. Per tutta la scuola primaria mi ero sentita una sorta di brutto anatroccolo, fino a quando, giunta al college, cambiato taglio di capelli, messe le lenti a contatto, tolto l'apparecchio per i denti... mi sono accorta che gli uomini mi guardavano... e che ce provavano pure!
Ahpperò... beh, allora... tanto malaccio non debbo essere, mi son detta.
Però sentivo ancora un po' il bisogno di sentirmi come protetta e rassicurata... e così mi sono messa con Bob, che era un po' più grande, io ero al primo anno, lui all'ultimo.
Che dire... Bob era... alto, aveva gli occhi azzurri, era muscoloso, forte, il primo negli sports...
Ma aveva un cervello che pareva una nocciolina. Non avevamo mai molto da dirci. Io volevo andare alle mostre, alle presentazioni di libri, caffé letterari, concerti, ballare...
Lui voleva fare solo una cosa...
E la faceva pure male.
Dio bono, io non ero mai stata con nessuno prima... ma sentivo che non era così che andava fatto!
Per prima cosa Bob intendeva i preliminari come un qualcosa di rivolto, solo e unicamente, alla sua persona. La prima volta che cercò di infilarmi... no, infilarmi non è delicato, diciamo “propinarmi” quel robone enorme – cercando di convincermi che era perfettamente normale e che tutti ce l'avevano così... non è affatto vero! Una delle più vergognose menzogne che mi abbiano rifilato... ne sa qualcosa il Dr. Kowalsky, tsé! - comunque, fu costretto a praticarmi del cumnilingus, perché io lo sentivo avvicinarmi e strillavo. Alla fine non trovando alternative cominciò ad adoprarsi lui per me non prima di aver bofonchiato qualcosa come: “questo lo dovresti fare tu a me...”
Ecco, credo che fu lì che iniziai a pensare che mi sarei dovuta occupare di sessualità e relazioni sentimentali... perché a nessun altra giovine sprovveduta, e inesperta come me, capitasse mai più nulla di simile!
Per il resto lui si inseriva nell'alloggiamento e cominciava con un ritmo abbastanza lento: tu-tum......... tu-tum..........
Poi accelerava un po: tu-tum, tu-tum...... tu-tum, tu-tum.....
E poi sempre di più: tutum-tutum... tutum-tutum... tutumtutum-tutumtutum-tutumtutum-tutumtutum-tutumtutum-tutumtutum-tutumtutum-tutumtutum... CIUFF! CIUFF!!!!!

Bob il treno, io lo chiamavo così con le amiche.
Fu una storia lunga, tutto sommato, visti i presupposti.
E durò circa il doppio del suo tempo fisiologico anche perché era il primo e io non avevo idea di come fare a lasciarlo.
Per fortuna ad un certo punto capì da sé...

Bob era un bravo ragazzo, di certo. Ma lasciava molto a desiderare nelle conversazioni e temo non abbia mai acquisito il basilare concetto di “variazione di ritmo”.

Ad ogni modo, tuttoggi, ogni volta che mi trovo in prossimità di una stazione ferroviaria... ho come uno strano tremito... un brivido lungo il collo e... e... CIUFF! CIUFF!!!!!

Uò-AHAHAHAHAHAHAHA....

Cavoli, è vero, fa bene questa roba... ;D AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH...

Bene, cari amici e care amiche dell'ammore, alla prossima con il prossimo sassolino! ;)

Ma non smette più?...

AHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHAAHAH....

Umh... sì, va be'...

 Stacca il collegamento, spegni tutto.